OIC: proposte per semplificare la rendicontazione di sostenibilità nelle PMI
Pubblicato il 07 febbraio 2025
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L’Organismo Italiano di Contabilità (OIC) ha presentato una serie di proposte per ridurre la complessità operativa e amministrativa degli obblighi di rendicontazione sulla sostenibilità per le PMI italiane. Tali proposte mirano a garantire un'applicazione più proporzionata della CSRD rispetto alle dimensioni e alle capacità amministrative delle imprese, tenendo conto dell’ampio dibattito in corso a livello europeo sulla semplificazione della disciplina.
Tra le principali misure suggerite dall’OIC si segnalano:
- Introduzione della categoria “Mid-Companies”
L’OIC propone di introdurre una nuova categoria di imprese, le "mid-companies", che comprenderebbe aziende con fino a 1000 dipendenti e 450 milioni di euro di ricavi. Per queste imprese si dovrebbero applicare standard semplificati, in linea con il principio di proporzionalità, evitando eccessivi oneri burocratici. La soglia dovrebbe essere coerente con la CSDDD e adeguata alle specificità di settori come quello finanziario, che presenta una diversa leva finanziaria rispetto ad altri comparti. - Posticipo dell’entrata in vigore degli obblighi di rendicontazione
L’OIC suggerisce di differire l’implementazione degli obblighi di sostenibilità per le imprese che rientrano nelle “mid-companies” e per quelle al di sotto delle soglie quantitative. Il rinvio dovrebbe concedere il tempo necessario alla definizione di standard semplificati, evitando un impatto eccessivo sulle PMI in termini di oneri amministrativi. - Revisione degli standard europei di sostenibilità (ESRS)
L’organismo italiano chiede di avviare tempestivamente la revisione degli ESRS (European Sustainability Reporting Standards), correggendo le criticità già emerse e raccogliendo dati concreti dai primi report di sostenibilità che saranno pubblicati nel 2025. L’obiettivo è eliminare ambiguità e incoerenze, facilitando l’applicazione degli standard da parte delle imprese. - Sospensione dei lavori sugli standard settoriali
L’OIC ritiene necessario bloccare temporaneamente l’elaborazione degli standard settoriali, affinché questi non introducano ulteriori richieste informative, ma piuttosto diventino strumenti di semplificazione e guida nell’applicazione degli standard generali. Inoltre, per garantire coerenza con i principi internazionali, l’OIC chiede che i lavori sugli standard settoriali siano allineati fin dall’inizio con quelli dell’IFRS Foundation, evitando la necessità di successivi e complessi interventi di riconciliazione.
Con queste proposte, l’OIC punta a ridurre la complessità della rendicontazione ESG per le PMI italiane, favorendo un approccio più proporzionato e sostenibile agli obblighi di trasparenza e informativa sulla sostenibilità.
Criticità tecniche e proposte di intervento nella Regolamentazione Omnibus per le PMI
Oltre alle proposte specifiche dell’OIC per semplificare la rendicontazione della sostenibilità per le PMI, esistono diverse tematiche tecniche che dovrebbero essere affrontate nella fase di revisione degli ESRS (European Sustainability Reporting Standards) e nella redazione della Regolamentazione Omnibus.
1. Revisione degli standard di rendicontazione
Nella revisione degli ESRS, è fondamentale intervenire su aspetti che rappresentano criticità operative e di applicabilità per le imprese, tra cui:
- Doppia materialità: È difficile distinguere in termini pratici la materialità d’impatto da quella finanziaria. L’EFRAG non ha ancora fornito esempi concreti che giustifichino tale distinzione. Inoltre, la doppia materialità rappresenta un ostacolo all’interoperabilità con l’ISSB, che prevede solo la materialità finanziaria.
- Catena del valore: Il concetto è astratto e complesso da applicare nella pratica. L’assenza di un perimetro chiaro di rendicontazione rende difficile raccogliere e misurare dati affidabili. Andrebbero inoltre chiariti gli asset da includere, come joint ventures, lease e joint operations, scegliendo l’approccio più praticabile.
- Granularità delle informazioni: Il livello di dettaglio richiesto negli ESRS appare eccessivo in alcuni casi e dovrebbe essere rivisto per ridurre la complessità e i costi per le imprese.
- Forward-looking information: Alcune informazioni richieste sono di tipo prospettico, quindi sensibili e difficili da elaborare. Occorre valutare con maggiore attenzione la necessità di tali dati, evitando richieste eccessivamente onerose.
- Informazioni entity-specific: L’uso di informazioni specifiche per ogni entità potrebbe ampliare gli obblighi di reporting alla catena del valore, contraddicendo il principio di proporzionalità.
2. Possibile reintroduzione dell’esonero per le società controllate
Per ridurre i costi amministrativi, si potrebbe valutare la reintroduzione dell’esonero dall’obbligo di redigere un report di sostenibilità individuale per società controllate di grandi dimensioni con titoli obbligazionari quotati, qualora siano già incluse nel report di sostenibilità consolidato della capogruppo.
3. Coordinamento tra le diverse normative sulla sostenibilità
Esistono disallineamenti normativi che complicano l’applicazione degli standard di sostenibilità per le imprese. Alcuni esempi:
- Il Green Asset Ratio (GAR) è richiesto sia dall’Art. 8 della Tassonomia UE che dall’informativa Pillar 3, ma viene calcolato con criteri diversi, generando incoerenze.
- La CSRD richiede il criterio della materialità, mentre nei regolamenti SFDR e Tassonomia tale criterio non è previsto, creando discrepanze tra obblighi informativi.
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