Rubata corrente elettrica? Niente esimente per l’indigente

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Rubata corrente elettrica? Niente esimente per l’indigente

La Corte di cassazione ha confermato la condanna penale impartita dai giudici di merito ad una donna per aver sottratto illecitamente energia elettrica da una plafoniera del proprio condominio, dopo averla fatta manomettere da un suo incaricato, per alimentare i locali del proprio appartamento.

L’imputata si era opposta lamentando la mancata considerazione, da parte della corte di merito, dell’invocata scriminante dello stato di necessità sussistente – a suo dire – in quanto l’allacciamento alla rete elettrica era l’unico mezzo per evitare un danno grave ai suoi bambini, minori ed in tenera età, danno che sarebbe derivato nella loro permanenza in un’abitazione priva di energia elettrica, senz’acqua per lavarsi e corrente per cucinare. Al momento dell’allacciamento abusivo, nel dettaglio, la stessa aveva argomentato di essere disoccupata e in stato di bisogno, con conseguente scusabilità della sua condotta.

Nessun pericolo attuale

Doglianza ritenuta infondata dalla Suprema corte – sentenza n. 37930 del 28 luglio 2017 – in quanto, per consolidato orientamento, l’esimente dello stato di necessità postula il pericolo attuale di un danno grave alla persona, non scongiurabile se non attraverso l’atto penalmente illecito.

Scriminante - continua la Corte - che non può applicarsi a reati asseritamente provocati da uno stato di bisogno economico qualora, come nel caso in esame, a quest’ultimo possa comunque ovviarsi attraverso comportamenti non criminalmente rilevanti, potendo provvedersi alle esigenze delle persone indigenti per mezzo degli istituti di assistenza sociale.

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