Legge di Bilancio 2026: le osservazioni dei consulenti del lavoro

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Il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, nell’ambito delle proprie prerogative istituzionali, ha partecipato all’audizione parlamentare relativa al Disegno di Legge di Bilancio per l’anno finanziario 2026 e al Bilancio pluriennale 2026-2028, presentando un contributo articolato e approfondito.

L’intervento, rivolto alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato, rappresenta un documento di elevato valore tecnico e politico, volto a fornire un’analisi delle misure contenute nel testo governativo e a formulare proposte di miglioramento in una prospettiva di sostenibilità, equità e crescita economica.

Obiettivi

L’obiettivo dichiarato del Consiglio Nazionale è di offrire alle Istituzioni una lettura qualificata e basata sull’esperienza concreta dei professionisti del lavoro, che quotidianamente si confrontano con le dinamiche del mercato occupazionale, con la complessità del sistema fiscale e con le evoluzioni normative in materia di previdenza e welfare. La posizione dei Consulenti del Lavoro, in quanto soggetti intermedi tra cittadini, imprese e pubblica amministrazione, consente di cogliere con immediatezza le ricadute effettive delle scelte legislative sull’economia reale, fornendo indicazioni operative e proposte attuabili che possono migliorare l’efficacia delle politiche pubbliche.

Il documento di audizione si concentra in particolare sulle misure del Disegno di Legge di Bilancio che incidono maggiormente sul sistema delle relazioni di lavoro, sulla tutela occupazionale, sulla fiscalità e sulla sostenibilità del sistema previdenziale. Gli articoli analizzati coprono un ampio spettro di materie, che vanno dagli incentivi alla contrattazione collettiva e alla produttività, alle agevolazioni fiscali per lavoratori e imprese, fino agli interventi in materia di pensioni, ammortizzatori sociali e promozione della genitorialità.

L’approccio del Consiglio Nazionale è caratterizzato da una visione integrata: le misure di natura economica e fiscale vengono valutate non solo per il loro impatto immediato, ma anche per la loro coerenza con gli obiettivi di lungo periodo di coesione sociale, modernizzazione del sistema produttivo e semplificazione amministrativa.

Le misure in materia di lavoro e previdenza

Tra gli articoli oggetto di analisi, particolare rilievo assume l’articolo 4 del Disegno di Legge di Bilancio, che introduce un regime fiscale agevolato per gli incrementi retributivi derivanti dai rinnovi contrattuali e per i premi di produttività. L’intervento prevede che, per l’anno 2026, gli aumenti salariali corrisposti ai dipendenti del settore privato in attuazione di contratti collettivi sottoscritti negli anni 2025 e 2026 siano soggetti a un’imposta sostitutiva del 5 per cento, in luogo dell’imposta ordinaria sul reddito delle persone fisiche. Inoltre, per i premi di risultato erogati negli anni 2026 e 2027, viene ridotta l’aliquota dell’imposta sostitutiva all’1 per cento entro il limite complessivo di 5.000 euro.

Il Consiglio Nazionale ha espresso un giudizio complessivamente positivo, riconoscendo nella misura un importante strumento di sostegno al potere d’acquisto dei lavoratori e di valorizzazione della contrattazione collettiva.

Tuttavia, ha evidenziato la necessità di ampliare la platea dei beneficiari, proponendo di innalzare il limite di reddito per l’accesso all’agevolazione da 28.000 a 40.000 euro. Tale adeguamento sarebbe coerente con la struttura retributiva media dei principali contratti collettivi nazionali e consentirebbe di includere una fascia più ampia di lavoratori dipendenti, evitando distorsioni e discriminazioni.

Inoltre, il Consiglio ha suggerito di estendere l’applicazione dell’imposta sostitutiva anche agli aumenti derivanti da contratti sottoscritti prima del 2025 ma erogati nel 2026, poiché la struttura temporale dei rinnovi contrattuali prevede spesso decorrenze differite e rateizzazioni. Tale interpretazione garantirebbe coerenza con la finalità della norma, che è quella di sostenere l’adeguamento dei salari al costo della vita e di incentivare la produttività.

Un altro intervento significativo riguarda l’articolo 5, che eleva da 8 a 10 euro la soglia di esenzione fiscale per le prestazioni sostitutive di mensa erogate in forma elettronica. Pur trattandosi di una misura apparentemente marginale, essa produce effetti immediati sul reddito netto dei lavoratori, migliorando il potere d’acquisto e incentivando al contempo l’utilizzo di strumenti tracciabili e digitali. Il Consiglio Nazionale ha apprezzato la disposizione, sottolineandone la coerenza con le politiche di crescita sostenibile e di incentivo ai consumi interni.

Di particolare interesse è anche l’articolo 8, dedicato al settore turistico-alberghiero, che riconosce un trattamento integrativo speciale non imponibile pari al 15 per cento delle retribuzioni lorde per il lavoro notturno e festivo svolto tra il 1° gennaio e il 30 settembre 2026. Il Consiglio ha espresso piena condivisione per questa misura, considerandola uno strumento utile a compensare la stagionalità e la carenza di manodopera che caratterizzano il comparto turistico. Il trattamento integrativo contribuisce a rendere più attrattive le condizioni di lavoro in un settore strategico per l’economia nazionale, favorendo la continuità occupazionale e la stabilità dei rapporti di lavoro.

Un ulteriore capitolo di rilievo è rappresentato dall’articolo 37, che introduce un esonero contributivo parziale per le assunzioni a tempo indeterminato effettuate nel 2026. L’obiettivo è favorire l’occupazione stabile, in particolare quella giovanile e femminile, e ridurre i divari territoriali nel mercato del lavoro. Il Consiglio Nazionale ha espresso un giudizio favorevole, ma ha evidenziato l’urgenza di definire in tempi rapidi i criteri attuativi e le modalità operative del beneficio, poiché l’efficacia della misura dipende strettamente dalla tempestività della sua applicazione. Una regolamentazione tardiva, infatti, rischierebbe di vanificare l’effetto incentivante e di ostacolare la programmazione delle assunzioni da parte delle imprese.

Sul fronte previdenziale, il documento si sofferma sull’articolo 39, che proroga fino al 31 dicembre 2026 l’istituto dell’Ape sociale. Il Consiglio Nazionale ne ha apprezzato la finalità, in quanto consente il pensionamento anticipato di categorie di lavoratori svantaggiati, ma ha auspicato una stabilizzazione dell’istituto, sottolineando che la natura sperimentale dell’Ape sociale, vigente dal 2017, ne limita l’efficacia e genera incertezza tra i potenziali beneficiari.

L’articolo 40 affronta invece la materia degli ammortizzatori sociali, prevedendo la proroga e il rafforzamento degli strumenti di sostegno al reddito per le imprese in crisi, con particolare attenzione alle aree industriali complesse e ai settori caratterizzati da instabilità economica. Il Consiglio ha condiviso pienamente l’impianto della norma, riconoscendo nella proroga della cassa integrazione straordinaria e nelle misure di sostegno specifiche un importante contributo alla tenuta occupazionale e alla salvaguardia delle competenze professionali.

L’articolo 43 introduce un meccanismo di adeguamento graduale dei requisiti per l’accesso alla pensione in relazione alla speranza di vita, limitando l’incremento a un solo mese per l’anno 2027. Il Consiglio ha espresso un giudizio positivo, osservando che una crescita troppo rapida dei requisiti pensionistici avrebbe effetti negativi sul ricambio generazionale e sul benessere dei lavoratori addetti a mansioni usuranti. Ha inoltre proposto di estendere l’esenzione dall’adeguamento a ulteriori categorie di lavoratori gravosi, in coerenza con le finalità di equità e tutela sociale.

Un tema di particolare rilievo strategico è quello affrontato dall’articolo 45, che prevede il rafforzamento degli investimenti delle forme di previdenza complementare in progetti infrastrutturali. Il Consiglio Nazionale ha accolto favorevolmente la misura, ma ha suggerito di introdurre ulteriori meccanismi di stimolo alla partecipazione dei lavoratori alla previdenza complementare, come la riapertura del cosiddetto “semestre di silenzio-assenso” per la destinazione del trattamento di fine rapporto (TFR) e la possibilità di conferire alla previdenza di secondo pilastro anche le quote di TFR maturate in anni precedenti.

Welfare

Sul piano del welfare familiare, le misure contenute negli articoli 46, 48, 49, 50 e 51 delineano un pacchetto integrato a sostegno della genitorialità, con l’obiettivo di favorire la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e di migliorare la conciliazione tra vita familiare e professionale. L’articolo 46 introduce un contributo mensile di 60 euro non imponibile a favore delle madri lavoratrici con due o più figli, misura giudicata positivamente per il suo valore simbolico e sociale. L’articolo 48 prevede un esonero contributivo totale per i datori di lavoro che assumono donne madri di almeno tre figli minori, mentre l’articolo 49 riconosce una priorità nella trasformazione del contratto da tempo pieno a tempo parziale per i genitori con tre figli.

Il Consiglio Nazionale ha espresso apprezzamento per queste disposizioni, rilevando che esse costituiscono un passo importante verso la costruzione di un sistema di welfare moderno, basato sulla flessibilità e sulla parità di genere. Tuttavia, ha sottolineato la necessità di coordinare tali misure con politiche di più ampio respiro, come il potenziamento dei servizi per l’infanzia e il sostegno alle imprese che adottano modelli organizzativi family friendly.

La riforma dei congedi parentali, prevista all’articolo 50, estende da 12 a 14 anni l’età del figlio entro cui è possibile usufruire dei permessi e raddoppia i giorni di congedo per la malattia dei figli. Il Consiglio Nazionale ha accolto con favore l’intervento, che rappresenta un significativo ampliamento delle tutele e un riconoscimento concreto del ruolo genitoriale.

Completano il quadro le disposizioni sull’affiancamento post-maternità (articolo 51) e l’istituzione di un Fondo per il caregiver familiare (articolo 53). Entrambe le misure sono state valutate positivamente, in quanto rispondono a esigenze sociali rilevanti e si inseriscono in un percorso di rafforzamento del welfare inclusivo.

Le misure fiscali e di politica economica

Sul piano tributario, il Consiglio Nazionale ha dedicato un’analisi approfondita alle norme contenute nella seconda parte del Disegno di Legge di Bilancio.

L’articolo 2 conferma l’impianto dell’IRPEF a tre aliquote, riducendo di due punti percentuali la seconda fascia, dal 35% al 33%. Il Consiglio ha espresso un parere favorevole, riconoscendo nella misura un segnale di continuità nella riduzione della pressione fiscale sui redditi medio-bassi. Tuttavia, ha segnalato alcune criticità legate alla riduzione delle detrazioni per i contribuenti con redditi superiori a 200.000 euro, sottolineando il rischio che un’eccessiva compressione degli incentivi alla spesa documentata possa disincentivare la tracciabilità delle transazioni e favorire fenomeni di evasione.

L’articolo 6 proroga per il 2026 l’esenzione IRPEF sui redditi dominicali e agrari fino a 10.000 euro per coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali. La misura è stata condivisa, ma il Consiglio ha proposto di estendere le agevolazioni anche alle imprese che praticano la filiera corta, per incentivare la vendita diretta e rafforzare le economie locali.

L’articolo 9 proroga fino al 2026 le detrazioni per il recupero edilizio e la riqualificazione energetica, con una progressiva riduzione delle aliquote fino al 2027. Il Consiglio Nazionale ha evidenziato il rischio di un rallentamento del comparto edilizio e ha proposto di rendere strutturale una detrazione del 36%, accompagnata dall’adozione di un testo unico che coordini le diverse normative sui bonus edilizi, oggi frammentate e complesse.

Una questione di rilievo è affrontata nell’articolo 26, che introduce nuove limitazioni all’utilizzo dei crediti d’imposta in compensazione per contrastare le frodi. Il Consiglio ha condiviso l’obiettivo di prevenire gli abusi, ma ha criticato la rigidità della norma, che penalizzerebbe anche i contribuenti onesti. Ha proposto, in alternativa, un sistema di controlli preventivi sui crediti di importo superiore a 100.000 euro, con possibilità di garanzia, per coniugare la tutela dell’erario con la libertà d’impresa.

L’articolo 94 introduce un nuovo regime di iper-ammortamento per gli investimenti in beni strumentali effettuati nel 2026, con aliquote fino al 220% per gli interventi legati alla transizione ecologica. Il Consiglio ha riconosciuto la coerenza della misura con le strategie europee di sostenibilità, ma ha proposto di estendere il beneficio anche ai professionisti e di semplificare le procedure di accesso, oggi eccessivamente onerose.

Particolarmente delicata è la norma di cui all’articolo 129, comma 10, che subordina il pagamento dei compensi professionali da parte delle pubbliche amministrazioni alla presentazione di certificazioni di regolarità fiscale e contributiva. Il Consiglio Nazionale ha condiviso la finalità di contrasto all’evasione, ma ha rilevato gravi criticità operative, sottolineando che le informazioni richieste sono già nella disponibilità delle amministrazioni attraverso le banche dati istituzionali. Ha proposto pertanto di sostituire l’obbligo documentale con un controllo d’ufficio, in linea con i principi di semplificazione amministrativa e digitalizzazione dei rapporti tra cittadini e pubblica amministrazione.

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