Transizione 5.0, in arrivo semplificazioni e modifiche

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Transizione 5.0, in arrivo semplificazioni e modifiche

Il ministero delle Imprese e del Made in Italy, guidato da Adolfo Urso, sta valutando modifiche al piano Transizione 5.0 per renderlo più accessibile e attrattivo.

Questo piano, lanciato per supportare la trasformazione industriale delle imprese italiane, ha incontrato diverse difficoltà operative e burocratiche, evidenziate dalle interazioni con i tecnici della Commissione europea e dagli scarsi risultati ottenuti finora.

Attualmente, la piattaforma del Gestore dei Servizi Energetici (GSE), operativa dal 12 settembre 2024, ha registrato un numero basso di progetti, sia in bozza e sia completati. Questo suggerisce che le procedure burocratiche e le certificazioni richieste rendono complesso l’accesso ai fondi.

Il Mimit prevede, quindi, di intervenire su aliquote, limiti e regole di accesso per migliorare il funzionamento del piano e ridurre le barriere burocratiche, rispondendo anche alle esigenze espresse da Confindustria.

Piano Transizione 5.0: criticità

Le imprese evidenziano come principale problema del piano Transizione 5.0 il divieto di cumulare i crediti d'imposta con altri incentivi nazionali e regionali, soprattutto quelli cofinanziati con fondi strutturali europei (come FESR e FSE) o fondi PNRR. Questo limite rende il piano meno conveniente rispetto a Transizione 4.0, che permette il cumulo con incentivi regionali coperti da fondi UE, anche se prevede crediti d’imposta più bassi.

Per ovviare a questo ostacolo, il Mimit sta trattando con la Commissione europea per ridurre o modificare il divieto, auspicando che venga applicato solo nei casi di vero e proprio doppio finanziamento, cioè quando lo stesso costo di un progetto è coperto due volte da fonti di fondi europei.

Per aumentare l’attrattiva del piano Transizione 5.0, si sta anche pensando di alzare i limiti e le aliquote:

  • portare da 2,5 a 5 milioni di euro la prima soglia degli investimenti, garantendo crediti d’imposta più elevati;
  • incrementare l’intensità massima dei crediti d’imposta, passando dal 45% al 50% per le imprese che, con i propri investimenti digitali, raggiungono significativi risparmi energetici (almeno il 10% per le strutture produttive e il 15% per i processi produttivi coinvolti).

Questi aggiustamenti potrebbero essere introdotti in tempi brevi, attraverso un emendamento al decreto Ambiente che presto inizierà il suo iter parlamentare al Senato, o, in alternativa, tramite un maxi-emendamento al disegno di legge di bilancio.

Altro capitolo riguarda le procedure da semplificare: saranno presto pubblicate delle Faq che conterrebbero, tra l’altro, l’estensione delle spese ammissibili.

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