Legge Bilancio 2025: eliminare il rappresentante Mef nelle società con contributi pubblici

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Legge Bilancio 2025: eliminare il rappresentante Mef nelle società con contributi pubblici

Abrogare la norma che prevede la nomina di un rappresentante del Ministero dell’Economia e delle Finanze nei collegi di revisione o sindacali di società ed enti di diritto privato che ricevono contributi pubblici di importo pari o superiore a 100.000 euro”. E’ quanto sostenuto dai rappresentanti del Consiglio nazionale dei commercialisti durante l’audizione parlamentare sul disegno di legge di bilancio per l’anno 2025.

Ma vediamo la norma contrastata.

Contributi statali sopra 100.00 euro: controllo Mef

In base all'articolo 112 della nuova legge di bilancio (per il 2025) è stabilito che sia presente un rappresentante del Ministero dell'Economia e delle Finanze (MEF) negli organi di controllo delle imprese che ricevono contributi statali, diretti o indiretti, di una certa importanza.

La finalità di questa disposizione è quella di intensificare le funzioni di controllo e monitoraggio delle finanze pubbliche, assicurando che i fondi vengano gestiti correttamente.

A tal fine, dovrà essere emanato un Dpcm, entro 90 giorni dall’entrata in vigore della legge di bilancio 2025, che fisserà la soglia minima di contributo oltre la quale scatterà l’obbligo di integrare il collegio di sindaci o revisori con un rappresentante ministeriale.

Inizialmente, però, la norma indica la soglia del contributo ricevuto in 100.000 euro annui.

Le società interessate sarebbero le società per azioni, cooperative, fondazioni e associazioni.

Le aziende che ricevono un contributo di tale importo sono tenute a integrare il loro organo di controllo con un rappresentante del MEF.

Decorrenza

Questo dalla prima scadenza dell'organo dopo l'anno in cui il contributo ha superato tale soglia. L'obbligo cessa con la prima scadenza dell'organo di controllo dopo l'anno in cui il contributo si riduce sotto questa soglia.

La norma della legge di bilancio 2025 chiarisce che l'inserimento di un rappresentante del Mef negli organi di controllo delle aziende non aumenterà il numero dei loro componenti. Piuttosto, questo rappresentante sostituirà uno dei sindaci o revisori già presenti, per non incrementare i costi per le imprese.

Le società interessate dovranno, inoltre, modificare i loro statuti e regolamenti interni entro 120 giorni dalla entrata in vigre della legge per rispettare queste nuove disposizioni.

I rappresentanti del Mef dovranno assicurare una attività di monitoraggio della spesa e di resoconto al Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato delle risultanze delle verifiche effettuate.

La reazione dei professionisti

Il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, insieme al Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro, hanno manifestato disaccordo, affermando che le regolamentazioni vigenti assicurano già un controllo adeguato. Hanno inoltre evidenziato i potenziali conflitti con le regole del Codice civile e la possibilità di eludere i criteri professionali richiesti.

In un comunicato stampa del 28 ottobre 2024, il Presidente ANC (Associazione Nazionale Commercialisti) Marco Cuchel afferma come la norma desti perplessità, potendo essere vista come una sorta di ingerenza nell’autonomia societaria.

Sostiene Cuchel: “l’incarico di revisione è svolto da professionisti i cui requisiti evidentemente costituiscono già una garanzia per lo Stato, altrimenti non si spiega la ragione per la quale tali requisiti professionali esistano e debbano essere rigorosamente rispettati da coloro che intendono poter assumere incarichi di revisione”.

In realtà, dice il Presidente Cuchel, la normativa che regola gli organi di controllo aziendale necessita di un rinnovamento significativo per migliorare gli aspetti legati alla neutralità e all'autonomia, che al momento sono inadeguati.

La disposizione favorisce un controllo pubblico che non tiene conto delle importanti questioni di terzietà e indipendenza.

In definitiva,non solo l'ANC ma anche gli altri organi professionali coinvolti chiedono che la norma in questione non sia inclusa nel testo finale della legge di bilancio 2025.

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