Rilevazione delle impronte digitali sul posto di lavoro, legittima?
Pubblicato il 10 gennaio 2023
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Il Garante per la protezione dei dati personali ha sanzionato con una multa pari a 20mila euro una società sportiva che aveva introdotto un sistema di rilevazione delle impronte digitali per accertare la presenza dei dipendenti sul posto di lavoro.
Tale rilevazione è stata ritenuta illegittima in quanto priva di un’adeguata base normativa.
Secondo il Garante privacy, infatti, è possibile procedere con il trattamento dei dati biometrici sul posto di lavoro solo se esso risulti necessario per adempiere gli obblighi ed esercitare i diritti del datore di lavoro previsti da una disposizione normativa. Occorre, a tal fine, che vengano poste in essere adeguate garanzie.
E' quanto si apprende dalla lettura della Newsletter dell'Autorità n. 498 del 22 dicembre 2022 in riferimento ad un'ordinanza-ingiunzione emessa in data 10 novembre 2022.
Garante Privacy sul trattamento di dati biometrici dei dipendenti
La vicenda di specie aveva preso le mosse dalla segnalazione avanzata da un’organizzazione sindacale, oppostasi all’introduzione del sistema biometrico da parte della società, nonostante la richiesta del sindacato di adottare mezzi meno invasivi.
La rilevazione delle impronte digitali aveva riguardato ben 132 dipendenti ed era stata disposta senza un’adeguata base normativa oltreché violando i principi di minimizzazione e proporzionalità.
La tipologia dei dati in questione, protetta dal Regolamento europeo con particolari garanzie, era stata trattata, di fatto, per scopi di ordinaria gestione, vale a dire per consentire maggiore velocità e snellezza dell’attività di rilevazione delle presenze.
Ai lavoratori, inoltre, la società aveva fornito informazioni del tutto carenti sulle caratteristiche dei trattamenti biometrici che li riguardavano.
In considerazione delle rilevate violazioni della normativa posta a tutela dei dati personali dei lavoratori, il Garante ha comminato alla società in oggetto una sanzione amministrativa pecuniaria pari a 20mila euro, quantificandola in considerazione della natura, della gravità e della durata degli illeciti, protrattisi per circa 4 anni.
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