Revoca sospensione in agricoltura, basta un rapporto a termine inferiore a 90gg

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Revoca sospensione in agricoltura, basta un rapporto a termine inferiore a 90gg

In caso di irregolare occupazione di lavoratori impiegati nel settore agricolo, è sufficiente - ai fini della revoca del provvedimento di sospensione - regolarizzare il rapporto di lavoro attraverso la stipula di un contratto di lavoro a tempo determinato di durata inferiore a 90 giorni? È questo il quesito al quale ha dato risposta l’INL, con la nota n. 151 del 2 febbraio 2022.

Sul punto, l’Ispettorato Nazionale del Lavoro dà parere positivo, purché il nuovo lavoro sia compatibile con la prestazione di lavoro subordinato già resa, fermo restando il pagamento della somma aggiuntiva (2.500 euro fino a 5 lavoratori irregolari e, oltre tale soglia, 5mila euro).

Provvedimento di sospensione in agricoltura, quando scatta?

Le condizioni di legge necessarie per la revoca del provvedimento di sospensione sono, oltre al pagamento della somma aggiuntiva, la regolarizzazione dei lavoratori "in nero" di norma mediante le tipologie contrattuali indicate dalla disciplina in materia di maxisanzione.

Va da sé che, nel caso in questione, resti quindi possibile la regolarizzazione del personale interessato con soluzioni contrattuali diverse, pur sempre compatibili con la prestazione di lavoro subordinato già resa. Resta inteso che eventuali soluzioni di regolarizzazione diverse da quelle indicate dal legislatore, così come il mantenimento in servizio per un periodo di tempo inferiore ai 3 mesi, non consentirà l'ammissione al pagamento della diffida, comunque impartita, ex art. 13 D.Lgs. n. 124/2004.

Regolarizzazione lavoratori extracomunitari, quando è possibile?

Inoltre, è stato chiesto all’INL se il solo pagamento della somma aggiuntiva possa consentire la revoca del provvedimento di sospensione di impiego irregolare di lavoratori extracomunitari privi di permesso di soggiorno da parte di aziende agricole.

A tal proposito, specifica l’INL, pur nella impossibilità di una piena regolarizzazione e tenuto conto delle differenti modalità di pagamento dei contributi previdenziali per il settore agricolo, il datore di lavoro dovrà fornire prova del pagamento della somma aggiuntiva ai fini della revoca e provvedere al versamento dei contributi di legge laddove i termini siano già scaduti, ovvero fornire prova della avvenuta denuncia contributiva secondo le modalità previste dall'INPS.

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