Raccolta del risparmio postale. Sezioni Unite: natura di pubblico servizio

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Le Sezioni Unite della Cassazione hanno stabilito che la raccolta del risparmio postale è un pubblico servizio.

L’operatore di Poste Italiane, che gestisce libretti e buoni postali per conto della Cassa Depositi e Prestiti, è quindi incaricato di pubblico servizio e, in caso di condotta infedele, risponde del reato di peculato.

Sezioni Unite: la raccolta del risparmio postale è pubblico servizio

Con la sentenza n. 34036 del 16 ottobre 2025, le Sezioni Unite Penali della Corte di Cassazione hanno affrontato una questione di particolare rilievo: stabilire se l’attività di raccolta del risparmio postale svolta da Poste Italiane per conto della Cassa Depositi e Prestiti (CDP) costituisca una prestazione di pubblico servizio e quale sia la qualifica giuridica dell’operatore postale che la esegue.

La questione era stata rimessa alle Sezioni Unite dalla Sesta Sezione Penale, che aveva rilevato orientamenti giurisprudenziali contrastanti sulla natura pubblicistica o privatistica delle attività di “bancoposta”.

Attività di raccolta del risparmio postale  

La raccolta del risparmio postale avviene tramite libretti di risparmio postale e buoni postali fruttiferi, strumenti destinati alla raccolta di fondi da parte dei cittadini, che vengono poi impiegati dalla CDP per il finanziamento di opere pubbliche e iniziative di interesse generale.

Pur essendo una società per azioni di diritto privato, Poste Italiane svolge questa attività in forza di una convenzione con la Cassa Depositi e Prestiti, agendo quindi come intermediario nella gestione di risorse pubbliche.

La decisione delle SU di Cassazione

Le Sezioni Unite, nella loro disamina, hanno affermato che la raccolta del risparmio postale è una prestazione di pubblico servizio, in quanto finalizzata a un interesse collettivo e svolta nell’ambito di un rapporto di collaborazione con un ente pubblico economico.

Di conseguenza, l’operatore di Poste Italiane addetto alla vendita e gestione dei libretti o dei buoni postali riveste la qualifica di “incaricato di pubblico servizio”.

Non esercita poteri autoritativi, come il pubblico ufficiale, ma opera comunque in un contesto di rilevanza pubblica e soggiace alle norme penali che tutelano la Pubblica Amministrazione.

Conseguenze giuridiche e sistematiche  

Il riconoscimento della natura pubblicistica della raccolta del risparmio postale comporta importanti implicazioni penali: l’operatore di Poste, se commette reati nell’ambito del servizio, risponde secondo le disposizioni previste per gli incaricati di pubblico servizio.

In particolare, se si appropria di somme o prodotti del risparmio postale, commette peculato e non appropriazione indebita o truffa. Questo perché il dipendente ha legittimo possesso delle somme in virtù del suo lavoro e, quando le utilizza per fini personali, abusa del ruolo e della fiducia legata al servizio pubblico.

La decisione contribuisce a chiarire i confini tra pubblico e privato nelle attività affidate a società partecipate dallo Stato, rafforzando la tutela dei risparmiatori e la trasparenza nella gestione delle risorse pubbliche.

Funzione di interesse pubblico

La sentenza n. 34036/2025 delle Sezioni Unite, dunque, riconosce espressamente che, pur operando come società di diritto privato, Poste Italiane svolge una funzione di interesse pubblico nella gestione del risparmio postale.

Il principio di diritto affermato consolida l’idea che, quando un’attività privata persegue finalità pubbliche sotto il controllo dello Stato, essa rientra a pieno titolo nella sfera del pubblico servizio, con tutte le responsabilità che ne derivano.

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