Patto per la terza età, in Gazzetta la nuova prestazione universale
Pubblicato il 19 marzo 2024
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Pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 65 del 18 marzo 2024 il decreto legislativo n. 29 del 15 marzo 2024, attuativo del Patto per la terza età: si tratta di una riforma attesa da tempo che, con l’avvio della sperimentazione di una prestazione universale, aumenterà di oltre il 200% l’assegno di accompagnamento degli anziani più fragili e bisognosi.
L'obiettivo è costruire un nuovo sistema di protezione sociale che renda la vita degli anziani non autosufficienti e delle loro famiglie più semplice e protetta, partendo da chi ha meno risorse a disposizione.
Vediamo cosa prevede il provvedimento.
Invecchiamento attivo e telemedicina
Il testo introduce misure specifiche per prevenire la fragilità delle persone anziane e favorirne la salute in un’ottica di invecchiamento attivo, inteso come essere attivi o attivarsi in maniera formale o informale in uno o più ambiti della sfera sociale (mercato del lavoro, volontariato, relazioni sociali, educazione permanente) o anche personale (attività del tempo libero, hobby, turismo, giardinaggio, musica), scegliendo liberamente le attività nelle quali impegnarsi, a seconda delle proprie aspirazioni e motivazioni.
In considerazione dei suoi effetti positivi sugli individui, infatti, l’invecchiamento attivo può essere considerato uno strumento di prevenzione per aspirare quanto più possibile a un invecchiamento in salute.
Si promuovono, inoltre, strumenti di sanità preventiva e di telemedicina presso il domicilio delle persone anziane con l’introduzione di misure volte a contrastarne l’isolamento e la deprivazione relazionale e affettiva, per favorire il mantenimento delle capacità fisiche, intellettive e sociali quali, ad esempio, misure volte a favorire il turismo lento o l’impiego in organizzazioni di volontariato e di formazione.
Coabitazione solidale e assistenza socio-sanitaria
il decreto prevede il ricorso a nuove forme di domiciliarità, di coabitazione solidale domiciliare per le persone anziane e di coabitazione intergenerazionale.
In materia di assistenza sociale, sanitaria e sociosanitaria per le persone anziane non autosufficienti sono riordinati, semplificati, e resi più efficaci gli interventi integrati di tipo sanitario e socio-assistenziale aggiuntivi rispetto alle prestazioni già fornite dal Servizio sanitario nazionale.
Viene infatti prevista la valutazione multidimensionale unificata di base a livello nazionale, per l’orientamento della persona anziana e la determinazione della condizione di non autosufficienza e del relativo stato di bisogno assistenziale.
Prestazione universale: beneficiari e domanda
Ma vediamo ora l'aspetto più innovativo e di maggiore interesse del decreto, ovvero l’istituzione in via sperimentale, dal 1° gennaio 2025 al 31 dicembre 2026, di una prestazione universale subordinata allo specifico bisogno assistenziale per promuovere il progressivo potenziamento delle prestazioni assistenziali per il sostegno della domiciliarità e dell’autonomia personale delle persone anziane non autosufficienti.
La prestazione universale è erogata dall’Inps ed è riconosciuta, previa espressa richiesta, alla persona anziana non autosufficiente in possesso dei seguenti requisiti:
- età anagrafica di almeno 80 anni;
- livello di bisogno assistenziale gravissimo;
- possesso di Isee in corso di validità non superiore a seimila euro;
- titolarità dell’indennità di accompagnamento, ovvero possesso dei requisiti per il riconoscimento del suddetto beneficio.
NOTA BENE: La prestazione universale è riconosciuta, a domanda, nel limite massimo di spesa di 300 milioni di euro per l’anno 2025 e di 200 milioni di euro per l’anno 2026.
Le persone anziane non autosufficienti devono quindi richiedere la prestazione universale in modalità telematica all’Inps o presso gli istituti di patronato.
Importo
La prestazione universale, esente da imposizione fiscale e non soggetta a pignoramento, è erogata mensilmente ed è composta da:
- una quota fissa corrispondente all’indennità di accompagnamento;
- una quota integrativa pari ad mille euro mensili finalizzata a remunerare il costo del lavoro di cura e assistenza svolto da lavoratori domestici con mansioni di assistenza alla persona titolari di rapporto di lavoro conforme ai contratti collettivi nazionali di settore o l’acquisto di servizi destinati al lavoro di cura e assistenza e forniti da imprese qualificate nel settore dell’assistenza sociale non residenziale.
NOTA BENE: In caso venga accertato che la quota integrativa non è stata utilizzata, in tutto o in parte, per la stipula di rapporti di lavoro o per l’acquisto di servizi previsti, l’Inps procede alla revoca della quota medesima e il beneficiario è tenuto alla restituzione di quanto indebitamente ricevuto.
Qualche considerazione
L’approvazione in Consiglio dei ministri, pur lodevole e attesa, è solo il primo passo: le misure ipotizzate coinvolgono infatti più ministeri e dunque occorrerà attendere diversi mesi perché vengano approvati i diversi decreti.
Gli articoli 15 e 16 del decreto prevedono inoltre (come sopra accennato) la promozione di nuove forme di domiciliarità e di coabitazione solidale domiciliare per le persone anziane e di coabitazione intergenerazionale, senza però definire alcuno stanziamento specifico.
Infine, la nuova prestazione universale si pone come un piano ambizioso, ma chissà quanto realizzabile con cinquecento milioni l’anno, per la metà assorbiti dal nuovo assegno che però è attribuito, come spesso accade, solo a chi arriva prima.
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