Parità di genere nelle società: in vigore la normativa europea
Pubblicato il 09 gennaio 2025
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Dalla fine del 2024 è applicabile la normativa europea volta a migliorare l'equilibrio di genere nei consigli delle società: lo rende noto la Commissione europea con il comunicato stampa del 3 gennaio 2025.
Vediamo dunque cosa prevede la direttiva (UE) n. 2022/2381 del Parlamento europeo e del Consiglio del 23 novembre 2022.
Contesto
La direttiva è stata ufficialmente recepita dagli Stati membri entro il 28 dicembre 2024, con obblighi che le società dovranno rispettare entro il 30 giugno 2026 e si applica a tutte le grandi società quotate in borsa nell’UE, escludendo le piccole e medie imprese (PMI), al fine di concentrare gli sforzi sugli enti con maggiore impatto economico e visibilità.
La normativa prevede che gli Stati membri adottino procedure trasparenti e criteri neutri dal punto di vista dell’equilibrio di genere per la selezione dei membri dei Consigli.
Le motivazioni dietro questa direttiva sono chiare: colmare il divario di genere nei processi decisionali aziendali.
Studi condotti dalla Commissione europea e dall’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere (EIGE) hanno evidenziato infatti che un equilibrio di genere migliora non solo la giustizia sociale, ma anche le performance aziendali.
Nonostante i progressi registrati in alcuni Stati membri, il percorso verso una parità significativa è rimasto comunque disomogeneo, richiedendo interventi legislativi decisi.
Obiettivi
Il cuore della direttiva è rappresentato da obiettivi misurabili e vincolanti per le società. Entro il 2026, le aziende dovranno raggiungere:
- il 40% dei posti per il genere sottorappresentato nei Consigli senza incarichi esecutivi, criterio pensato per garantire che il processo decisionale strategico delle aziende rifletta una maggiore diversità di prospettive;
- il 33% del totale dei posti nei Consigli di amministrazione, obiettivo che include sia i membri con incarichi esecutivi che non esecutivi, assicurando una distribuzione equilibrata anche nei ruoli operativi.
Questi target sono sostenuti da un quadro normativo che impone agli Stati membri di adottare misure efficaci, tra cui la divulgazione dei criteri di selezione e la preferenza per candidati del genere sottorappresentato in caso di pari qualifiche.
Inoltre, le aziende devono presentare rapporti dettagliati sulla composizione dei loro consigli e sugli ostacoli incontrati nel raggiungimento degli obiettivi.
Lo stato dell’arte
Nel 2024, la rappresentanza femminile nei consigli di amministrazione delle società quotate nell’UE ha raggiunto una media del 34%.
Tuttavia, questa cifra nasconde significative differenze tra gli Stati membri: i Paesi che hanno introdotto quote di genere vincolanti mostrano una rappresentanza media del 39,6%, mentre quelli con misure non vincolanti registrano una media del 33,8%.
Al contrario, nei Paesi che non hanno adottato alcuna misura normativa, la percentuale scende drasticamente al 17%.
Queste disparità dimostrano l’efficacia delle politiche vincolanti rispetto agli approcci volontari.
Ad esempio, paesi come Francia, Italia e Germania, che hanno implementato quote obbligatorie, sono riusciti a raggiungere livelli di rappresentanza femminile significativamente superiori rispetto a quelli che si affidano esclusivamente a iniziative aziendali autonome.
Un altro aspetto importante emerso dalle ricerche è il tasso di crescita della rappresentanza femminile: dal 2010, l’aumento delle donne nei Consigli è stato più rapido nei Paesi con legislazioni chiare e vincolanti.
Ecco dunque la necessità di un approccio uniforme e coordinato a livello europeo per ridurre lo squilibrio di genere in modo sistematico.
Recepimento della direttiva
La direttiva UE sull’equilibrio di genere nei consigli delle società impone agli Stati membri un preciso calendario per il recepimento delle disposizioni legislative.
La scadenza per completare questa fase era fissata al 28 dicembre 2024, lasciando agli Stati un margine di due anni dall’approvazione della direttiva nel 2022.
Entro questa data, ogni Stato membro ha dovuto dunque integrare le norme nella legislazione nazionale, creando un quadro giuridico che garantisse l’efficace implementazione degli obiettivi stabiliti.
Il ruolo degli Stati membri non si limita però al recepimento normativo, ma include anche la definizione di sanzioni proporzionate e di incentivi per le società.
Gli Stati devono assicurarsi che le norme siano applicate con rigore, adottando strumenti che stimolino il rispetto degli obblighi e scoraggino comportamenti non conformi.
Questi meccanismi possono includere la creazione di organi di monitoraggio e analisi per verificare l’efficacia delle politiche adottate e per promuovere ulteriormente l’equilibrio di genere nei processi decisionali.
Misure richieste dalla direttiva
La direttiva (UE) n. 2022/2381 stabilisce una serie di misure per garantire che il processo di selezione nei Consigli delle società sia trasparente e neutrale dal punto di vista del genere.
- Criteri di selezione trasparenti e neutrali dal punto di vista del genere: le società devono adottare criteri di selezione chiari, pubblici e basati esclusivamente sulle qualifiche dei candidati.
- Preferenza per il candidato del genere sottorappresentato in caso di pari qualifiche: in situazioni in cui i candidati presentano qualifiche equivalenti, la direttiva impone una preferenza per il candidato appartenente al genere sottorappresentato.
- Divulgazione dei criteri di qualificazione e composizione dei consigli: le società sono obbligate a rendere pubblici i criteri utilizzati per la selezione e la nomina dei membri del consiglio. Inoltre, devono fornire informazioni dettagliate sulla composizione del consiglio, inclusi dati relativi alla rappresentanza di genere e alle azioni intraprese per raggiungere gli obiettivi della direttiva.
Sanzioni
Per garantire l’osservanza delle disposizioni della direttiva, gli Stati membri devono prevedere sanzioni efficaci, proporzionate e dissuasive per le società che non rispettano gli obblighi.
- Ammende: le società che non rispettano le procedure di selezione o non raggiungono gli obiettivi stabiliti possono essere soggette a sanzioni pecuniarie. L’importo delle ammende è stabilito a livello nazionale e deve essere sufficientemente elevato da scoraggiare comportamenti non conformi.
- Annullamento delle nomine non conformi: gli Stati membri possono decidere di dichiarare nulle o annullare le nomine degli amministratori che non rispettano i criteri di trasparenza e parità di genere.
- Pubblicazione di liste di conformità: alcuni Stati membri sono stati invitati a pubblicare elenchi delle società che hanno rispettato gli obiettivi della direttiva, promuovendo così una competizione virtuosa tra le aziende e incentivando comportamenti etici.
Monitoraggio e prossimi passi
Ruolo della Commissione
La Commissione europea svolge un ruolo fondamentale nel garantire che la direttiva venga recepita e applicata correttamente dagli Stati membri: dopo la scadenza del 28 dicembre 2024, la Commissione ha avviato un’attenta analisi delle misure adottate da ogni Stato membro per verificare la conformità con le disposizioni della normativa.
In caso di mancato rispetto, la Commissione può avviare procedure di infrazione, che includono richiami ufficiali e potenziali sanzioni legali.
Durante il processo di recepimento, la Commissione ha offerto supporto attivo agli Stati membri, organizzando seminari e consultazioni bilaterali per affrontare eventuali difficoltà tecniche o normative. Questo approccio collaborativo mira a garantire che l’intera Unione Europea possa beneficiare di un’applicazione uniforme e coerente delle norme.
Iniziative future
Nel quadro della Strategia per la parità di genere 2020-2025, la Commissione sta pianificando nuove iniziative per rafforzare ulteriormente i diritti delle donne e migliorare la loro partecipazione nei settori economici e decisionali.
Una delle principali è la tabella di marcia per i diritti delle donne, che sarà adottata nel 2026, che delineerà le azioni future per creare un ambiente lavorativo più equo e inclusivo, migliorare l’accesso delle donne alle posizioni dirigenziali e ridurre le disparità salariali di genere.
La Commissione continuerà a monitorare l’efficacia delle misure esistenti e a promuovere nuovi strumenti legislativi e non legislativi per affrontare gli ostacoli strutturali alla parità di genere. Questi sforzi sono parte integrante dell’impegno dell’UE per costruire un’Unione dell’uguaglianza, dove uomini e donne possano contribuire equamente alla crescita economica e sociale.
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