Malattia professionale da utilizzo protratto del cellulare
Autore: Eleonora Pergolari
Pubblicato il 18 ottobre 2012
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La Corte di cassazione, con la sentenza n. 17438 del 12 ottobre 2012, ha confermato la decisione con cui i giudici di merito avevano condannato l’Inail a corrispondere ad un uomo, lavoratore dipendente che per 12 anni aveva utilizzato il cellulare ed il cordless per 5-6 ore al giorno, la rendita per malattia professionale prevista per l’invalidità all’80%.
Il dipendente aveva agito in giudizio deducendo che, in conseguenza dell’uso protratto di questi apparecchi, aveva contratto una grave patologia tumorale all’orecchio sinistro. Lo stesso aveva prodotto in giudizio una lunga documentazione scientifica, ritenuta utile dai giudici di merito, prima, e dalla Suprema corte, poi, per fondare la sussistenza del requisito di elevata probabilità integrante il nesso causale.
E nel caso di malattia professionale non tabellata o di malattia ad eziologia multifattoriale – precisano i giudici di legittimità – la prova della causa di lavoro, che grava sul lavoratore, deve essere valutata in termini di "ragionevole certezza" nel senso che, esclusa la rilevanza della mera possibilità dell’origine professionale, questa può invece essere ravvisata – come nella specie - in presenza di un elevato grado di probabilità.
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