Legge di Bilancio 2026: rottamazione 5, credito 4.0., pagamenti PA ai professionisti, contante

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Nel quadro dell’esame della legge di Bilancio 2026, il Governo è intervenuto su più fronti con una serie di emendamenti riformulati che incidono in modo significativo sia sulla gestione dei debiti fiscali sia sul sostegno agli investimenti e alla liquidità di imprese e professionisti.

Le misure in via di definizione spaziano dalla rottamazione quinquies delle cartelle esattoriali, con la riduzione degli interessi sui pagamenti rateali, al rifinanziamento del credito d’imposta per i beni strumentali 4.0, fino alla revisione delle regole sui pagamenti della Pubblica amministrazione ai professionisti con pendenze fiscali.

Invece, circa il tema dei pagamenti in contanti, il ritiro dell'emendamento conferma l’impianto normativo vigente in materia di utilizzo del cash.

Rottamazione quinquies: riduzione degli interessi al 3% per i pagamenti rateali

La Rottamazione quinquies delle cartelle esattoriali, attualmente in fase di definizione nell’ambito dell’esame della legge di bilancio per il 2026, introduce un correttivo rilevante sul fronte del costo della rateizzazione. Nel corso dei lavori presso la Commissione Bilancio del Senato, è stato approvato un emendamento riformulato dal Governo che riduce il tasso di interesse applicato ai pagamenti dilazionati.

L’intervento mira a rendere più sostenibile l’adesione alla definizione agevolata per i contribuenti che scelgono il pagamento a rate, senza modificare l’impianto complessivo della misura né la platea dei beneficiari.

La Rottamazione quinquies riguarda i carichi affidati all’agente della riscossione nel periodo compreso tra:

  • 1° gennaio 2000;
  • 31 dicembre 2023.

relativi a:

  • omesso versamento di imposte;
  • omesso versamento di contributi previdenziali.

Non è stato accolto l’ampliamento della platea ai contribuenti destinatari di atti di accertamento, ipotesi inizialmente proposta in sede emendativa.

I contribuenti che optano per il pagamento rateale possono beneficiare di un piano di dilazione particolarmente esteso:

  • fino a 54 rate bimestrali;
  • con un orizzonte temporale massimo di nove anni;
  • scadenza finale fissata al 31 maggio 2035.

La prima rata, oppure l’unica rata in caso di pagamento in un’unica soluzione, ha scadenza 31 luglio 2026 e non è soggetta ad applicazione di interessi.

Riduzione del tasso di interesse: dal 4% al 3%

L’elemento di maggiore rilievo introdotto dall’emendamento alla Ldb 2026 riguarda il tasso di interesse applicabile alle rate successive alla prima.

In particolare:

  • il tasso originariamente previsto nel disegno di legge era pari al 4% annuo;
  • il tasso è stato ridotto al 3% annuo;
  • l’applicazione decorre dal 1° agosto 2026.

La riduzione degli interessi incide esclusivamente sui contribuenti che scelgono la rateizzazione e consente di contenere l’onere complessivo del debito. Con il tasso del 4%, l’incidenza degli interessi sull’intero periodo di nove anni avrebbe potuto raggiungere una percentuale prossima al 36%.

Rifinanziamento del credito d’imposta 4.0 e nuove misure a sostegno degli investimenti e dell’accesso al credito

Nel corso dell’esame della legge di bilancio 2026 presso la Commissione Bilancio del Senato, il Governo ha presentato una serie di emendamenti riformulati finalizzati a rafforzare il sostegno agli investimenti produttivi, all’accesso al credito e allo sviluppo di progetti strategici delle imprese.

Gli interventi riguardano:

  • il credito d’imposta per beni strumentali 4.0,
  • il Piano Mattei,
  • il Fondo di garanzia per le PMI,
  • l’operatività di SACE per il 2026.

Credito d’imposta 4.0: rifinanziamento da 1,3 miliardi di euro

Un primo emendamento prevede il rifinanziamento del credito d’imposta per investimenti in beni strumentali 4.0 per un importo complessivo pari a 1,3 miliardi di euro.

La misura riguarda gli investimenti in:

  • beni materiali e immateriali tecnologicamente avanzati;
  • inclusi negli allegati A e B alla legge n. 232/2016;
  • effettuati entro il 31 dicembre 2025.

Il rifinanziamento consente di includere anche le imprese rimaste escluse dai benefici per esaurimento delle risorse disponibili a partire dall’11 novembre. Il credito maturato potrà essere utilizzato in compensazione nel corso del 2026.

Un ulteriore emendamento riformulato interviene sulla revisione degli allegati A e B alla legge n. 232/2016, con l’obiettivo di ampliare il perimetro dei beni agevolabili in ottica 4.0 e 5.0.

A tal fine, nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze, viene istituito un Fondo da ripartire con una dotazione pari a 1.300 milioni di euro per l’anno 2026, destinato a:

  1. incrementare le dotazioni delle misure agevolative a favore delle imprese;
  2. aumentare i limiti di spesa per il riconoscimento del credito d’imposta relativo a investimenti tecnologici.

L’assegnazione delle risorse è limitata agli investimenti effettuati entro il 31 dicembre 2025, con compensazione esclusivamente nel 2026.

Piano Mattei: estensione dei finanziamenti al 2026

A sostegno delle iniziative promosse nell’ambito del Piano Mattei, il Governo prevede l’estensione al 2026 dei finanziamenti disciplinati dall’articolo 10, comma 5, del decreto-legge n. 89/2024, convertito dalla legge n. 120/2024.

In particolare:

  • resta fermo il limite di spesa complessivo di 500 milioni di euro;
  • nel 2026 potranno essere utilizzate le risorse residue non impiegate nel 2025;
  • i finanziamenti sono gestiti dalla Cassa depositi e prestiti (Cdp), anche congiuntamente a finanziamenti bancari.

Gli interventi sono destinati prioritariamente a imprese stabilmente operative in Paesi del continente africano, nei settori:

  • infrastrutture;
  • tutela dell’ambiente;
  • approvvigionamento e sfruttamento sostenibile delle risorse naturali;
  • salute;
  • agricoltura e sicurezza alimentare;
  • manifatturiero.

Fondo di garanzia per le PMI: nuove modalità operative nel 2026

Tra gli emendamenti riformulati assume rilievo anche quello relativo al Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, gestito dal Mediocredito Centrale.

Per l’anno 2026, il Fondo potrà:

  • concedere garanzie non solo su singole operazioni;
  • ma anche su portafogli di finanziamenti erogati dalle banche alle imprese.

Le garanzie potranno riguardare un ampio ventaglio di strumenti finanziari, tra cui:

  • prestiti a breve, medio e lungo termine;
  • leasing;
  • factoring;
  • fideiussioni e altre forme di garanzia;
  • cofinanziamenti pubblici.

Le operazioni potranno essere finalizzate allo sviluppo di settori strategici, territori o filiere produttive, come nel caso delle PMI ad elevata tecnologia o dei distretti produttivi.

Operatività di SACE nel 2026: plafond e criteri di copertura

Un ulteriore intervento normativo disciplina l’operatività di SACE per l’anno 2026 che potrà rilasciare garanzie entro un plafond massimo di 43 miliardi di euro.

Restando ferma la percentuale massima di copertura pari al 70%, la misura effettiva della garanzia dovrà essere determinata in funzione del grado di addizionalità dell’investimento. In particolare, la copertura sarà modulata in modo crescente qualora la garanzia:

  • non sostituisca forme di garanzia già esistenti (ad esempio Fondo PMI o Confidi);
  • sia concessa a fronte di investimenti aggiuntivi.

L’obiettivo è quello di orientare le risorse pubbliche verso progetti in grado di generare un effettivo impatto economico, evitando il semplice rimpiazzo di agevolazioni già in essere.

Pagamenti della PA ai professionisti con debiti fiscali: stop al blocco totale

Nel contesto della legge di Bilancio 2026, è stata definita la versione finale di un emendamento di riformulazione dell’articolo 48-bis del DPR 29 settembre 1973, n. 602, volto a rivedere il meccanismo di sospensione dei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni nei confronti dei professionisti con cartelle esattoriali scadute.

L’intervento mira ad attenuare gli effetti del blocco integrale dei compensi previsto nella formulazione originaria della norma, introducendo un sistema di trattenuta parziale e automatica delle somme dovute.

Il sistema originariamente ipotizzato prevedeva il congelamento totale del compenso spettante al professionista non in regola con i propri debiti verso l’Erario.

La versione finale dell’emendamento introduce invece un meccanismo di tipo selettivo.

In base alla nuova disciplina:

  • la Pubblica amministrazione verifica la presenza di cartelle esattoriali scadute, indipendentemente dall’importo;
  • in caso di irregolarità fiscale, il pagamento del compenso non viene sospeso integralmente;
  • l’ente trattiene esclusivamente la quota corrispondente al debito iscritto a ruolo;
  • la somma trattenuta viene versata direttamente all’Agenzia delle Entrate-Riscossione (AdER);
  • la parte eccedente del compenso viene regolarmente liquidata al professionista.

Il tradizionale blocco dei pagamenti” si trasforma quindi in un “filtra pagamenti”, che consente di tutelare sia la continuità dei flussi finanziari sia l’efficacia dell’azione di riscossione.

Eliminazione della soglia dei 5.000 euro e ambito della verifica

Una delle principali novità riguarda il superamento della soglia dei 5.000 euro, oltre la quale, fino ad oggi, era previsto l’altolà al pagamento dei compensi da parte della PA.

Con la riformulazione:

  • la verifica della regolarità fiscale potrà essere effettuata anche per importi inferiori a 5.000 euro;
  • il blocco del pagamento opererà entro il limite della somma iscritta a ruolo;
  • resta escluso il controllo sull’ambito contributivo (eventuali omissioni Inps o Inail), rispetto alle versioni intermedie del testo.

Decorrenza della nuova disciplina

L’entrata in vigore del nuovo meccanismo è fissata al 15 giugno 2026, termine individuato anche per consentire all’Amministrazione finanziaria di predisporre la struttura telematica necessaria alla gestione operativa delle trattenute e dei versamenti diretti all’agente della riscossione.

Pagamenti in contanti: nessuna modifica alla soglia

Nel corso dell’esame parlamentare della legge di Bilancio 2026 non si registra alcun cambiamento sul fronte della disciplina dei pagamenti in contanti. L’ipotesi di un allentamento delle regole viene infatti accantonata, a seguito del ritiro dell’emendamento che puntava a innalzare la soglia massima di utilizzo del cash fino a 10.000 euro.

L’emendamento ritirato prevedeva l’introduzione, a decorrere dal 1° gennaio 2026, di un meccanismo definito “compensativo”. In particolare, per i pagamenti in contanti di importo compreso tra 5.001 e 10.000 euro, era ipotizzata l’applicazione di una imposta di bollo forfettaria pari a 500 euro.

La misura era finalizzata ad ampliare la libertà di utilizzo del contante, mantenendo al contempo un presidio fiscale. Tuttavia, la proposta non ha superato il vaglio politico e non è confluita nel testo della manovra.

Con il ritiro dell’emendamento, resta confermata l’attuale disciplina, che consente i pagamenti in contanti fino a un massimo di 5.000 euro. Oltre tale soglia, permane l’obbligo di utilizzare strumenti di pagamento tracciabili, quali bonifici bancari, carte di pagamento o altri mezzi elettronici.

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