Il Consiglio Nazionale dei Commercialisti richiede urgenti politiche di sostegno
Pubblicato il 17 giugno 2021
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Il Consiglio Nazionale dei Commercialisti ha richiesto urgenti politiche di sostegno, al fine di garantire una tutela per i professionisti del settore, gravemente compromessi dalle conseguenze economiche causate dall’emergenza epidemiologica da COVID-19.
Secondo i dati, dal 2007 al 2019 il valore aggiunto pro capite nel settore si è abbassato del 12,5% e il reddito medio professionale reale dei commercialisti, tra il 2008 e il 2019, è crollato del 10,8%. La pandemia ha, altresì, contribuito ad aggravare l’ulteriore disagio nel sistema professionale italiano.
Tutto ciò trova conferma dalla percentuale degli iscritti (pari al 38,8%) che hanno richiesto il bonus da € 600 legato all’emergenza Covid-19. È stato stimato che, in assenza di specifici requisiti, le domande per l’indennità sarebbero state molto più numerose.
Il Consigliere Nazionale dei commercialisti, nel corso dell’audizione parlamentare presso la XI Commissione permanente lavoro pubblico e privato della Camera sulle nuove disuguaglianze prodotte dalla pandemia, ha affermato che gli effetti economici hanno influenzato negativamente la categoria, determinando non solo ricadute in termini di equilibrio economico-finanziario ma anche in termini di salute.
Sono state avanzate diverse iniziative per abbattere le disuguaglianze prodotte dalla pandemia, in particolare, la categoria richiede:
- azioni combinate per la promozione delle aggregazioni tra professionisti, attraverso la previsione di agevolazioni fiscali;
- realizzazione di misure che incentivano l’accesso alla professione di giovani e donne e che equiparino i professionisti alle PMI per l’accesso agli incentivi e ai crediti di imposta;
- equo compenso per la salvaguardia del lavoro professionale, nei confronti dei giovani e professionisti che hanno una condizione reddituale più debole;
- strumenti di welfare e istituzione di un ammortizzatore sociale al fine di assicurare un’analoga protezione ai lavoratori autonomi rispetto a quella dei lavoratori dipendenti;
- implementazione del sistema di politiche attive tramite incentivi e voucher formativi, per garantire la formazione professionale continua;
- istituzione di corsi di specializzazione.
Da ultimo, il Consigliere ha evidenziato come la pandemia abbia agito su un quadro già pesantemente compromesso, reso ancor più drastico per via della chiusura di numerose aziende, da cui provenivano oltre i due terzi dei compensi professionali per lo svolgimento dell’attività ordinaria di assistenza e consulenza alle PMI italiane.
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