Dimissioni delle lavoratrici madri in aumento: incide la Legge Fornero
Autore: Redazione eDotto
Pubblicato il 16 aprile 2014
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Dal Rapporto 2013 del Ministero del Lavoro sulle dimissioni delle lavoratrici madri e dei lavoratori padri, presentato ieri 15 aprile 2014 a Roma nella sede di Unioncamere, emerge un aumento delle dimissioni convalidate nel 2013 del 23% rispetto all’anno 2012 ma l’aumento più che essere connesso all’attuale crisi economica è probabilmente dovuto alla riforma Fornero (L. 92/2012) che ha modificato l’art. 55 del T.U. sulla maternità e paternità portando l’obbligo di convalida delle dimissioni da 1 a 3 anni del bambino ed aggiungendo anche l’obbligo per la risoluzione consensuale.
E’, invece, confermato il rapporto inversamente proporzionale, già riscontrato negli anni precedenti, tra le dimissioni convalidate e l'anzianità di servizio medio-bassa di lavoratrici/ lavoratori interessati: sono più numerose le dimissioni fra chi ha un’anzianità di servizio fino a tre anni rispetto a chi ha un’anzianità fra 4 e 10 anni.
Sintomatico della difficoltà di conciliare i tempi di vita e di lavoro è il dato in relazione al numero dei figli nonché alle motivazioni delle dimissioni: il 57,64% dei genitori che abbandonano il posto di lavoro ha un solo figlio mentre il 35,81% del totale di dimissioni sono dovute ad un insieme di cause tutte riconducibili all'incompatibilità tra l'occupazione lavorativa e le esigenze di cura della prole (elevata incidenza dei costi di assistenza ai neonati, mancato accoglimento al nido e assenza di parenti di supporto sono le principali motivazioni).
Dato che scaturisce senza ombra di dubbio dalla crisi economica è il notevole incremento nel 2013 di cause riconducibili a circostanze connesse a vicende aziendali o alla situazione del mercato del lavoro a livello locale (in particolare passaggi ad altre aziende e chiusure/cessazioni/trasferimenti ad altre aziende).
Infine, si segnala che i dati relativi alle dimissioni dovute alle ultime motivazioni citate si concentrano soprattutto al nord ed al centro, mentre sono poco significativi al sud, probabilmente a causa della diversa situazione occupazionale presente nelle aree geografiche in questione.
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