Bonus impatriati 2024: cosa aspettarsi

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Bonus impatriati 2024: cosa aspettarsi

Dal 2024 entreranno in vigore nuove disposizioni per i soggetti che intendono rientrare in Italia dopo aver passato un periodo abbastanza lungo all’estero (c.d. regime degli impatriati). Le novità sono contenute decreto attuativo della riforma fiscale che riguarda la fiscalità internazionale, esaminato lunedì 16 ottobre 2023 dal Governo, e comportano varie limitazioni rispetto all’attuale disegno agevolativo.

Spiega il viceministro all’Economia Maurizio Leo che alla base della riforma del bonus per gli impatriati c’è l’intento di combattere l’uso elusivo della normativa vigente. La stretta, afferma Leo, non toccherà le misure per il rientro dei cervelli - professori e ricercatori – previste dall’articolo 44 del Dl 78/2010, in base al quale si beneficia di uno sconto fiscale del 90% per cinque anni.

Regime impatriati: come è ora?

In breve, attualmente il regime di tassazione agevolata viene riconosciuto a tutti i lavoratori dipendenti o autonomi che dopo aver lavorato all’estero per 2 anni consecutivi decidono di trasferire la propria residenza in Italia, rimanendovi per almeno 2 anni. L’agevolazione consiste nel vedersi tassato il reddito Irpef prodotto in Italia nel limite del 30% dell’ammontare; il beneficio ha una durata di 5 anni, estendibile di altri 5 in alcuni casi.

In più, per chi fissa la residenza nelle regioni Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sardegna, Sicilia, lo sconto si maggiora, essendo tassato solo il 10% del reddito.

Questo, per sommi capi, il quadro fino al 2023.

Regime per impatriati: come sarà nel 2024?

Varia sostanzialmente il regime in parola per mano del decreto legislativo sulla fiscalità internazionale, messo in campo ai fini dell’attuazione di parte della delega fiscale.

Dal 2024, i lavoratori che prenderanno in Italia la residenza fiscale, ai sensi dell’articolo 2 del TUIR (DPR n. 917/1986), avranno un’agevolazione sui redditi di lavoro dipendente, assimilati a quelli di lavoro dipendente e di lavoro autonomo prodotti in Italia, non più del 30% bensì del 50%, con il tetto di 600.000 euro all’anno.

Oltre a ciò, la nuova normativa, salvo modifiche, presenta i seguenti tratti:

  • i lavoratori non debbono essere stati fiscalmente residenti in Italia nei tre periodi d’imposta precedenti il trasferimento;
  • occorre risiedere fiscalmente nel territorio dello Stato per almeno cinque anni;
  • l’attività lavorativa deve essere svolta nel territorio dello Stato in base ad un nuovo rapporto di lavoro con un soggetto diverso da quello presso il quale il lavoratore era impiegato all’estero prima del trasferimento e – novità - da quelli appartenenti al suo stesso gruppo. Ciò significa che non viene agevolato chi rientra in Italia per lavorare presso la filiale italiana del gruppo multinazionale;
  • i lavoratori devono possedere requisiti di elevata qualificazione o specializzazione, ai sensi del Dlgs n. 108/2012 e n. 206/2007.

Se il requisito della residenza fiscale per 5 anni non viene osservato, si decade dai benefici e si dovrà riversare quanto già fruito più sanzioni e interessi.

Lavoratori con elevata qualificazione o specializzazione

Dunque, a meno di ripensamenti da parte dell’esecutivo, nel 2024 il regime degli impatriati si applicherà solamente ai lavoratori con elevata qualificazione o specializzazione, intendendosi per tali:

  • quelli che hanno conseguito un titolo di istruzione superiore rilasciato da autorità competenti nel Paese dove è stato conseguito che attesti il completamento di un percorso di istruzione superiore di durata almeno triennale e della relativa qualifica professionale superiore, rientrante nei livelli 1 (legislatori, imprenditori e alta dirigenza), 2 (professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione) e 3 (professioni tecniche) della classificazione ISTAT delle professioni CP 2011, attestata dal paese di provenienza e riconosciuta in Italia.

Termine del 31 dicembre 2023

Le novità che hanno connotato il nuovo regime di chi rientra in Italia per svolgere ivi l’attività lavorativa ha destato preoccupazione in chi aveva programmato il ritorno in questi ultimi mesi dell’anno.

Infatti, contando che per la residenza fiscale sono necessari 183 giorni (cioè sei mesi e un giorno) di attività, sarebbe stato necessario trasferirsi entro il 30 giugno.

Sul punto è giunta una rassicurazione del viceministro Leo il quale ha sottolineato come il regime attuale resterà applicabile fino all'entrata in vigore della nuova disciplina. In tal senso verrà modificata l’attuale bozza del decreto legislativo sulla fiscalità internazionale.

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