Avvocato generale UE: la Direttiva sui salari minimi viola il principio di attribuzione
Pubblicato il 14 gennaio 2025
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L'Avvocato Generale della Corte di giustizia Ue, nelle conclusioni relative alla causa C ‑ 19/23, rese il 14 gennaio 2025, si è espresso su una controversia relativa alla direttiva (UE) 2022/2041 sui salari minimi adeguati nell'Unione Europea, nota come direttiva AMW.
Il Regno di Danimarca, con il supporto della Svezia, ha presentato un ricorso sostenendo che tale direttiva ecceda le competenze dell'Unione, violando i limiti stabiliti dai Trattati.
Secondo gli Stati membri ricorrenti, l'articolo 153 del TFUE (Trattato sul funzionamento dell'Unione europea), che autorizza l'adozione di prescrizioni minime in materia di condizioni di lavoro, non include la retribuzione, come chiaramente indicato al paragrafo 5 dello stesso articolo.
Competenza dell'UE sui salari minimi
Il principio di attribuzione delle competenze
L'Avvocato Generale, nelle proprie conclusioni, ha analizzato la questione alla luce del principio di attribuzione delle competenze, cardine del diritto dell'Unione, ai sensi del quale l'UE può agire solo nei settori per i quali gli Stati membri le hanno conferito poteri specifici.
Per l'Avvocato, la politica sociale dell'UE è un ambito particolarmente complesso, in cui l'equilibrio tra l'esigenza di promuovere coesione e convergenza e il rispetto della diversità dei sistemi nazionali risulta difficile da mantenere. Questa complessità emerge chiaramente nel caso in esame, dove si contrappongono la volontà di armonizzare le condizioni di lavoro e la salvaguardia delle competenze nazionali in materia di retribuzione.
Le conclusioni sulla Direttiva AMW
Ebbene, nelle sue conclusioni, l'Avvocato Generale ritiene che la direttiva AMW, pur mirando a migliorare le condizioni di lavoro a livello europeo, invada un settore escluso dalle competenze dell'UE.
L'adozione di norme che incidono direttamente sulla retribuzione, anche se giustificata dall'intenzione di promuovere salari minimi adeguati, contrasta con il dettato dell'articolo 153 del TFUE.
Tale disposizione, infatti, autorizza il Legislatore UE a stabilire, mediante direttive, prescrizioni minime nel settore delle condizioni di lavoro, con la precisazione contenuta al paragrafo 5 del medesimo art. 153, secondo cui tale competenza non si estende, tra l'altro, alla "retribuzione".
Ne consegue che il Parlamento europeo e il Consiglio non erano competenti ad adottare tale strumento normativo e, pertanto, hanno agito in violazione del principio di attribuzione stabilito dall'articolo 5 TUE (Trattato sull'Unione europea).
In sintesi, l'Avvocato generale ha concluso che la direttiva non rispetta il principio di attribuzione e le limitazioni espresse nei Trattati, violando le prerogative degli Stati membri. Tale violazione rappresenta una compromissione dell'equilibrio tra il livello europeo e quello nazionale.
Di conseguenza, ha chiesto l'integrale annullamento della direttiva.
Sulla questione, si resta in attesa della decisione della Corte di giustizia dell'Unione europea.
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