Un fair value con troppe differenze
Pubblicato il 29 giugno 2006
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Nell’applicazione degli Ias/Ifrs, un aspetto critico riguarda le modalità di stima del fair value delle attività prive di mercato attivo (assets strategici, cash generating unit che contengono goodwill) per le quali viene a mancare il riferimento del prezzo. Un “quadro desolante”. E’ questo che Mauro Bini, ordinario di Finanza aziendale nell’Università Bocconi, ritiene desumere dalla analisi dei bilanci delle ventinove società europee “goodwill intensive” che usano eccessiva discrezionalità nella stima del valore in uso (value in use). Esso è l’unica configurazione di valore praticabile laddove l’attività oggetto di valutazione si configuri come un bene unico che possa generare specifiche sinergie sul soggetto detentore. Altrimenti, i principi contabili internazionali consentirebbero di stimare comunque un prezzo fattibile, ad esempio desumendolo dai multipli di mercato di poche società o di transazioni comparabili. Analizzando le trenta società che appartengono all’indice Eurostoxx con maggiore dotazione di intagibili generici (goodwill) sul totale delle attività di bilancio (›35%) è dimostrato, infatti, come solo una si sia riferita, ai fini dell’impairment test, al prezzo fattibile, mentre tutte le altre hanno stimato, per l’appunto, il valore in uso.
Una misura della discrezionalità nella stima del valore in uso viene desunta da due indicatori grezzi, facilmente rilevabili: la dispersione delle variabili di input che le società assumono proprio ai fini della stima e la disclosure su come dette variabili concorrano alla formazione del risultato. Ebbene, una dispersione dei dati di input troppo marcata (non contando quella ragionevole, che è fisiologica) pare segnalare un'eccessiva discrezionalità delle società quotate, tanto più pericolosa quanto più accompagnata da una discolsure insufficiente.
Un corretto giudizio sul fair value richiede, invece, adeguata trasparenza sulle modalità con cui le variabili chiave sono utilizzate. Che purtruppo dalla lettura dei bilanci non emerge.
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