Transfer pricing: servono regole chiare. I commercialisti chiedono un tavolo di confronto
Pubblicato il 30 novembre 2019
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Guardia di Finanza a Agenzia delle Entrate intensificano i loro controlli sul Transfer pricing.
Negli ultimi tempi, sempre maggiori sono risultati gli accertamenti dell’Amministrazione finanziaria sui contribuenti che barrano la crocetta del modello Unico, per indicare il possesso del manuale del transfer pricing. Il solo fatto di possedere tale documentazione sui prezzi di trasferimento viene spesso interpretato dal Fisco come un indice di elusione, tale da avviare la fase dei controlli con le successive inevitabili contestazioni.
A portare alla luce il problema è stato il consigliere con delega alla fiscalità dell'ordine dei commercialisti di Milano, Guido Beltrame. Proprio la categoria dei commercialisti, in occasione del Convegno “Il fisco di oggi e di domani: confronto su temi fiscali in un contesto in veloce evoluzione” che si è svolto a Milano, il 14 novembre, ha lanciato tale allarme, che ha portato a richiedere l’apertura di un tavolo di confronto tra imprese, professionisti, Agenzia Entrate e GdF per tentare di trovare orientamenti di prassi comune sul tema che coinvolge le imprese italiane che operano in Lombardia.
Transfer pricing. Dal 2020 un tavolo di confronto tra professionisti, imprese, Fisco e GdF
Dal Convegno è emersa, infatti, “una visione diversa tra le posizioni di Guardia di finanza, Agenzia delle entrate e commercialisti. Gli aspetti teorici restano ancora lontani dalla realtà. Il mondo reale va in una direzione contraria alla normativa che non tiene il passo”.
Per tale ragione, la categoria propone come rimedio un “tavolo di confronto che sarà avviato dal 2020. Un confronto dedicato al transfer pricing ma anche alla tematica strettamente legata della exit tax”.
I commercialisti sottolineano le difficoltà delle aziende italiane che vogliono trasferirsi all'estero, le quali devono quantificare il valore dell'avviamento per il trasferimento di sede sul quale pagare le imposte.
La norma inizialmente fissava dei criteri rigidi per il calcolo, ma le successive modifiche hanno introdotto l’applicazione, sia per il transfer pricing che per la exit tax, di criteri valutativi, che fanno sorgere il timore che i sempre più frequenti controlli da parte del Fisco possano interessare anche questi aspetti della vita dell’impresa.
Secondo Beltrame “la norma originaria diceva potremmo avere una visione diversa sul metodo di calcolo del prezzo di trasferimento se mi vuoi fare vedere il tuo ragionamento, cioè il manuale c'è l'esimente dalle sanzioni”.
Nella realtà, però, i controlli seguono delle regole ben diverse e spesso il manuale del transfer pricing è l’espediente adottato dall’Amministrazione finanziaria per spiccare contestazioni alle aziende sottoposte al controllo. Molte volte, quindi, si disconosce il ragionamento del contribuente riportato per iscritto nel manuale del transfer pricing e a discrezione del controllore vengono emesse le sanzioni.
L’esperienza dimostra, però, come spesso questi accertamenti milionari prendono la strada del contenzioso e, proprio in questa sede, le richieste molto elevate vengono ridotte se non azzerate perché le basi non esistono oppure sono state superate.
Per vincere tali difficoltà, i commercialisti sottolineano l’esigenza di un confronto tra tutte le parti coinvolte, dal quale far emergere regole chiare che tutti devono applicare.
- edotto.com – Edicola del 9 settembre 2019 - Cndcec. Avviata consultazione sul “Transfer Pricing” - Moscioni
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