Sì alla delega al Governo per la giusta retribuzione

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Sì alla delega al Governo per la giusta retribuzione

Via libera della Commissione lavoro della Camera all’emendamento presentato dalla maggioranza il 21 novembre 2023: è stata infatti data delega al Governo di varare decreti legislativi per la giusta retribuzione, senza fare menzione di salario minimo di 9 euro l’ora come invece richiesto dalle opposizioni.

L’argomento è stato, e lo sarà senz’altro ancora, al centro del dibattito politico tra forze di maggioranza e le opposizioni, queste ultime intenzionate a dare battaglia per l’introduzione in Italia di un salario minimo legale; si veda a tale proposito l’analisi contenuta nel precedente articolo “Salario minimo legale: c’è la soluzione (forse)”.

Vediamo nel dettaglio la differenza tra i due istituti e cosa prevede l’emendamento.

Salario minimo legale: pro e contro

  • Pro

Per coloro che sostengono la necessità di introdurre il salario minimo legale, tale misura rappresenta l’unico strumento per contrastare il lavoro non retribuito dignitosamente, e quindi non conforme all'articolo 36 della Costituzione italiana.

In tal senso si innesta anche la questione della rappresentatività dei contratti collettivi: se infatti è vero che la maggioranza dei lavoratori è tutelata da questi strumenti, esiste comunque una bassa percentuale che non ha nessun contratto di riferimento che stabilisca una paga minima oraria.

Senza contare, poi, che i contratti collettivi lasciano comunque esclusi i lavoratori autonomi: ed ecco quindi che, nella proposta delle opposizioni presentata nel mese di luglio 2023, la soglia dei 9 euro si applicherebbe anche a chi non ha un contratto di lavoro subordinato.

Sono soltanto sei gli Stati europei che al momento non prevedono il salario minimo legale: Italia, Svezia, Finlandia, Danimarca, Austria e in parte Cipro, dove esiste solamente per alcune categorie di lavoratori; se si introducesse il salario minimo di 9 euro, l’Italia diventerebbe poi uno dei Paesi con le retribuzioni più alte.

  • Contro

Per il fronte dei contrari, invece, uno dei problemi principali del salario minimo legale sarebbe l’aumento del costo del lavoro, che andrebbe a incentivare il nero ma soprattutto a scoraggiare nuove assunzioni.

In seconda battuta, viene rilevato come molti contratti collettivi prevedano già un salario orario superiore o pari a 9 euro; sarebbe meglio perciò lavorare sul taglio del cuneo fiscale, lasciando più soldi ai lavoratori dipendenti e abbattendo le spese per le aziende.

Da ultimo, anche fra alcuni sindacati, c'è chi pensa che una legge che introduca il salario minimo potrebbe diminuire di molto il potere della contrattazione collettiva, svuotandola di fatto di una delle principali competenze.

Cosa prevede l’emendamento

Con l’approvazione da parte della Commissione lavoro della Camera dell’emendamento alla proposta di legge presentata da Giuseppe Conte nel luglio 2023, viene soppresso il testo sul salario minimo, trasformato in una legge delega al Governo sull’equa retribuzione.

La proposta della maggioranza contiene due deleghe al governo, da esercitare entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge.

La prima si propone di individuare, per ciascuna categoria, i contratti collettivi più applicati in riferimento al numero delle imprese e dei dipendenti, prevedendo che il trattamento economico complessivo minimo del contratto più applicato sia la condizione minima da riconoscere a tutti i lavoratori nella stessa categoria.

Tali trattamenti economici andranno poi estesi ai lavoratori privi di contrattazione collettiva, cui andrà applicato il contratto più affine.

NOTA BENE: Nell’emendamento non viene indicata una cifra minima di retribuzione, ma si fa comunque riferimento a misure per assicurare ai lavoratori trattamenti retributivi giusti ed equi.

La seconda delega riguarda invece i cosiddetti contratti pirata e prevede, sempre entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge, l’emanazione di uno o più decreti legislativi per perfezionare i controlli e introdurre un’informazione trasparente in materia di retribuzione dei lavoratori e di contrattazione collettiva.

L’obiettivo è quindi il contrasto al dumping contrattuale, a fenomeni di concorrenza sleale, all’evasione fiscale e contributiva ed al ricorso a forme di lavoro nero o irregolare in danno dei lavoratori.

Infine, tra gli altri princìpi della delega al governo, si segnala l’introduzione di modelli di partecipazione dei lavoratori alla gestione e agli utili di impresa e l’intervento del ministero del lavoro, per i settori privi di una contrattazione di riferimento, per adottare le misure necessarie tenendo conto dei contratti collettivi più applicati in settori affini.

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