Rimozione per magistrato che accetta regali? Legittima
Pubblicato il 13 novembre 2018
In questo articolo:
Condividi l'articolo:
La Corte costituzionale ha dichiarato non fondate le questioni di illegittimità promosse dal Consiglio superiore della magistratura rispetto all’articolo 12, comma 5, del Decreto legislativo n. 109/2006 (Disciplina degli illeciti disciplinari dei magistrati, delle relative sanzioni e della procedura per la loro applicabilità), nella parte in cui prevede in via obbligatoria la sanzione della rimozione per il magistrato che sia stato condannato in sede disciplinare per i fatti previsti dall’articolo 3, lett. e) del medesimo Decreto.
L’illecito disciplinare riconducibile a tale previsione è quello posto in essere al di fuori dell’esercizio delle funzioni, integrato dall’ottenere, direttamente o indirettamente, prestiti o agevolazioni da soggetti che il magistrato sa essere parti o indagati in procedimenti penali o civili pendenti presso l’ufficio giudiziario di appartenenza o presso altro ufficio che si trovi nel distretto di Corte d’appello nel quale esercita le funzioni giudiziarie, ovvero dai difensori di costoro, nonché ottenere, direttamente o indirettamente, prestiti o agevolazioni, a condizioni di eccezionale favore, da parti offese o testimoni o comunque da soggetti coinvolti in detti procedimenti.
Confermata, dalla Consulta, la sanzione disciplinare
La Consulta – nel testo della sentenza n. 197 del 12 novembre 2018 – ha precisato come l’illecito disciplinare citato sia funzionale a tutelare il corretto e imparziale esercizio della funzione giurisdizionale contro il rischio di distorsioni causate dall’avere ricevuto il magistrato prestiti o agevolazioni da soggetti che il magistrato stesso sa essere parti o indagati in procedimenti pendenti presso l’ufficio giudiziario di appartenenza o in altro ufficio del medesimo distretto giudiziario.
Il legislatore vuole evitare, all’evidenza, che il magistrato possa sentirsi indotto a “restituire il favore” a chi gli abbia fornito benefici, attivandosi in prima persona, ovvero intervenendo su altri colleghi del medesimo distretto, a sostegno degli interessi di costui.
Secondo la Consulta, la rimozione del magistrato, nella specie, non è contraria alla Costituzione posto che i giudici sono tenuti più di ogni altra categoria di funzionari pubblici ad apparire indipendenti e imparziali agli occhi della collettività.
Ricevi GRATIS la nostra newsletter
Ogni giorno sarai aggiornato con le notizie più importanti, documenti originali, anteprime e anticipazioni, informazioni sui contratti e scadenze.
Richiedila subitoCondividi l'articolo: