Retribuzione dei giudici nazionali: le indicazioni della Corte UE
Pubblicato il 26 febbraio 2025
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Chiariti dalla Corte UE i criteri per la fissazione della retribuzione dei giudici nazionali
La retribuzione dei giudici è fondamentale per garantirne l’indipendenza e deve essere proporzionata alle loro funzioni. La sua determinazione deve basarsi su criteri legali chiari, rispettando oggettività, prevedibilità, stabilità e trasparenza.
Ogni eventuale deroga deve rispondere a un interesse generale, senza incidere specificamente sulla magistratura, e rispettare i principi di necessità, proporzionalità e temporaneità, senza comprometterne l’adeguatezza.
Obblighi UE sulla retribuzione dei giudici
Con sentenza depositata il 25 febbraio 2025 - cause riunite C-146/23 e C-374/23 - la Corte di giustizia dell'Unione europea si è espressa in materia di indipendenza dei giudici e di fissazione della loro retribuzione.
La Corte UE, nel dettaglio, ha risposto ad alcune domande di pronuncia pregiudiziale che vertevano sull’interpretazione dell’articolo 2 e dell’articolo 19, paragrafo 1, secondo comma, Trattato sull'Unione Europea (TUE) nonché dell’articolo 47 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.
Tali domande erano state presentate nell’ambito di controversie promosse da alcuni giudici, polacchi e lituani, in relazione all’importo della loro retribuzione.
I Tribunali nazionali hanno sollecitato l’intervento della Corte UE per verificare la compatibilità delle loro normative nazionali con il diritto unionale.
In Polonia, una serie di leggi aveva determinato un congelamento della rivalutazione salariale dei giudici per tre anni, giustificato da vincoli di bilancio legati alla pandemia di Covid-19 e al conflitto in Ucraina.
In Lituania, invece, i giudici ricorrenti avevano promosso un’azione per ottenere il riconoscimento di un sistema retributivo che non fosse soggetto a decisioni politiche e che garantisse una remunerazione adeguata rispetto ad altre professioni legali.
Le questioni sollevate, in altri termini, miravano a chiarire se il principio di indipendenza dei giudici, sancito dagli articoli 19 e 2 TUE, impedisca ai poteri legislativo ed esecutivo di uno Stato membro di determinare discrezionalmente la retribuzione dei giudici o di derogare alle norme esistenti, riducendo, congelando o limitando gli aumenti previsti.
Corte UE: indipendenza dei giudici e criteri per la retribuzione
Nel rispondere alle domande di pronuncia pregiudiziale, la Corte ha ribadito che gli Stati membri sono vincolati a garantire che la retribuzione dei giudici sia fissata sulla base di criteri chiari e non arbitrari.
Eventuali deroghe, come la riduzione o il congelamento degli stipendi, devono essere giustificate da un obiettivo di interesse generale e devono rispettare i principi di necessità e proporzionalità. Inoltre, tali misure non devono compromettere la stabilità economica dei giudici né la loro indipendenza.
Le modalità di determinazione della retribuzione dei giudici e le eventuali deroghe devono essere sottoposte a un controllo giurisdizionale effettivo.
Spetta ai giudici nazionali verificare il rispetto di tali requisiti.
Nei casi esaminati, la Corte di giustizia UE ha ritenuto che le modalità di determinazione della retribuzione percepita dai giudici non avessero violato i principi richiamati.
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