Requisito della regolare permanenza da almeno un anno accertato dal giudice di merito
Autore: Eleonora Pergolari
Pubblicato il 10 settembre 2011
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I giudici di Cassazione, con sentenza n. 18480 depositata l'8 settembre 2011, hanno cassato il decreto con cui il Prefetto di Foggia aveva disposto l'espulsione nei confronti di un immigrato precario che aveva chiesto la conversione del permesso di soggiorno per motivi di lavoro di cui era in possesso in quello concesso per motivi di famiglia.
Secondo la Suprema corte, in particolare, il requisito della regolare permanenza in Italia da almeno un anno, richiesto ai fini della conversione del permesso di soggiorno per ragioni di lavoro in permesso di soggiorno per motivi familiari, “non implica necessariamente lo svolgimento continuativo dell'attività di lavoro nell'ambito di un unico rapporto a tempo indeterminato, ma può ritenersi soddisfatto, alla stregua di un'interpretazione «secundum constitutionem», anche in virtù di una successione di contratti di lavoro a termine o stagionali debitamente autorizzati”.
In tali ipotesi – si legge nelle conclusioni della decisione – è il giudice di merito a dover accertare, adeguatamente motivando, l'avvenuta o meno integrazione di tale requisito “anche nell'ipotesi di una pluralità di permessi di lavoro susseguitisi a breve intervallo temporale e in un arco di tempo pur di poco superiore all'anno”.
- ItaliaOggi, p. 34 – Conversione del permesso, l'immigrato non va espulso
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