Per la Corte di Strasburgo il crocefisso in classe viola la libertà di religione

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La presenza del crocefisso nelle aule delle scuote statali italiane rappresenta, a detta della Corte europea dei diritti dell’Uomo,”una violazione della libertà dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni e della libertà di religione degli alunni”.

La Corte di di Strasburgo ha così accolto il ricorso presentato da signora finlandese sposata con un cittadino italiano, condannando il governo italiano a pagare alla ricorrente un risarcimento di cinquemila euro per danni morali.

In sostanza, la sentenza della Corte afferma che la presenza del crocefisso nelle aule può rappresentare per gli alunni un segno religioso e quindi un condizionamento che può fungere da incoraggiamento per i ragazzi cattolici ma disturbare quelli di altre religioni.

Aggiunge la Corte di non “comprendere come l'esposizione, nelle classi delle scuole statali, di un simbolo che può essere ragionevolmente associato con il cattolicesimo, possa servire al pluralismo educativo che è essenziale per la conservazione di una 'società' democratica' così come è stata concepita dalla Convenzione, un pluralismo che è riconosciuto dalla Corte costituzionale italiana”.

Sulla sentenza della Corte europea per i diritti umani di Strasburgo il Vaticano ha espresso rammarico e stupore ritenendo “pesante l’intervento in una materia che attiene profondamente alla tradizione spirituale e culturale del nostro Paese”.

Sulla questione il governo italiano ha presentato ricorso contro la sentenza.

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