Orlando Punto sulla giustizia
Pubblicato il 19 gennaio 2017
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Il 18 gennaio 2017, presso l’aula del Senato, il Ministro della giustizia Andrea Orlando ha fatto il punto sullo stato delle giustizia in Italia nel 2016, sulle misure legislative ed organizzative varate e sui provvedimenti ancora in cantiere per migliorane l’efficienza.
Diminuiti detenuti ed arretrato civile
Sono molti – rivendica il Guardasigilli – i successi conseguiti nel 2016, a cominciare da quelle che erano considerate le vere emergenze del nostro sistema giustizia: sovraffollamento carcerario ed arretrato civile. I detenuti sono difatti scesi a 54.653 (ovvero, 10 mila in meno in tre anni), mentre le cause pendenti nel civile si sono assestate a 3.800.000 (a fronte delle 5.200.000 del 2013), facendo segnare un decremento di circa il 5% rispetto all’anno precedente. Ciò fatta eccezione per la Corte di Cassazione, che vede invece crescere la sua pendenza di circa il 3,2% e che ogni anno introita 30 mila ricorsi in più.
Adr in crescita Debito Pinto e pendenze penali in ribasso
Ottimi i risultati anche per la mediazione civile (oltre 196.000 procedimenti, ossia il 10 % in più rispetto al 2015). Considerando difatti tutti i sistemi di risoluzione alternativi, i tentativi di risolvere le controversie fuori dai tribunali sono stati in tutto 366 mila.
Diminuisce altresì, per la prima volta dopo anni, il c.d. “debito Pinto” (indennizzo per irragionevole durata del processo), con meno 100 milioni di euro registrati a luglio 2016.
Buone notizie anche sul fronte penale, ove si evidenzia una pendenza di circa 3.230.000 procedimenti, con una riduzione del 7% rispetto all'anno passato.
Nuove assunzioni e più risorse
Orlando insiste poi sull’impegno organizzativo profuso, soprattutto sul fronte delle assunzioni di personale amministrativo, che sono finalmente ripartite dopo ben 18 anni di blocco. Annuncia dunque l’ingresso di 4 mila nuove unità amministrative, l’investimento di oltre 1 miliardi e 700 milioni di nuove risorse ed una riduzione dei costi di servizi pari ad un terzo. Il clima generale – assicura il Ministro - può dunque definirsi “più disteso”, mentre i numeri della giustizia si avvicinano ora alla media europea.
Orlando definisce tuttavia un errore non aver approvato la riforma penale – contenente le necessarie norme su prescrizioni ed intercettazioni – rimasta praticamente bloccata in Senato per mesi. Si rende dunque necessario un prossimo intervento normativo, poiché le circolari delle procure si rivelano a tal proposito insufficienti.
Cooperazione internazionale
Nella sua relazione, il Ministro evidenzia parimenti il forte impatto della globalizzazione sugli ordinamenti nazionali, con conseguente necessità di legiferare con sguardo più “internazionale”, ossia mediante convenzioni, accordi intergovernativi o meccanismi decisionali fondati sulla condivisione dei poteri. Ed in tal senso, l’impegno dell’Italia non è stato certo di poco conto. Così Orlando ricorda la nostra battaglia per la nascita di una Procura europea competente anche su mafia e terrorismo internazionali, stoppata tuttavia per opposizione di alcuni Stati. Resta comunque prioritaria – insiste – la cooperazione giudiziaria anche con i Paesi extra – europei per contrasto al terrorismo, al crimine organizzato ed alla corruzione.
Reazioni Anm sproporzionate
Nessuna reazione, infine, per quanto riguarda le tensioni con l’Associazione nazionale magistrati, che ha deciso, si ribadisce, di disertare la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario per l’inadempimento del Governo a riguardare la normativa sull’età pensionabile delle toghe. Orlando non reputa la questione, difatti, di fondamentale importanza per il funzionamento del sistema giustizia, definendo, nel contempo, sproporzionata la reazione dell’Anm, anche in considerazione che nel frattempo sono cambiati sia il Governo che il Presidente del Consiglio.
Repliche Anf e camere penali
Giungono tempestive la repliche alla Relazione del Ministro, da parte dell’Associazione nazionale forense e delle Camere penali. Secondo il Presidente Anf Luigi Pansini, in particolare, sono da registrare senz'altro con favore i leggeri miglioramenti rilevati, ma è comunque necessaria un’operazione di verità sui dati e sui fenomeni reali che interessano la giustizia civile in Italia. Servono oltretutto meno ritocchi al codice di procedura civile e più sforzi nell'organizzazione, anche manageriale, degli uffici e del lavoro.
Il numero dei procedimenti – prosegue Pansini- deve essere realmente valutato sugli effetti di riforme legislative che richiedono tempo per rilevarne o meno la bontà. Occorre inoltre completare, semplificandolo, il processo telematico, eliminando tutti i passaggi intermedi che ne rallentano l’indubbia capacità di funzionamento.
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