Jobs act, licenziamento PMI, contratti a termine e appalti: sì ai referendum
Pubblicato il 21 gennaio 2025
In questo articolo:
Condividi l'articolo:
Con comunicato del 20 gennaio 2025, la Corte costituzionale ha reso noto di aver deliberato, nella riunione in camera di consiglio tenuta in pari data, l'ammissibilità di cinque quesiti referendari.
Referendum abrogativo: i quesiti ammessi
Le richieste di referendum abrogativo ammesse hanno ad oggetto i seguenti i temi:
- Cittadinanza italiana: Riduzione da 10 a 5 anni del periodo di residenza legale richiesto per la concessione della cittadinanza italiana a cittadini extracomunitari maggiorenni;
- Contratti a tutele crescenti: Revisione della disciplina sui licenziamenti illegittimi introdotta con il cosiddetto "Jobs Act";
- Piccole imprese: Abrogazione di norme relative ai licenziamenti e alle indennità corrispondenti nelle imprese di dimensioni ridotte;
- Contratti a termine: Modifica delle disposizioni in materia di durata massima, proroghe e condizioni per i rinnovi dei contratti di lavoro subordinato a termine;
- Responsabilità solidale negli appalti: Esclusione della responsabilità solidale del committente, dell’appaltatore e del subappaltatore per i rischi specifici legati all’attività delle imprese appaltatrici o subappaltatrici.
Secondo la Consulta, le richieste referendarie in esame rispettano i limiti previsti dall'ordinamento costituzionale per l'accesso all'istituto referendario.
Il deposito delle relative sentenze è previsto nei prossimi giorni.
Autonomia differenziata: referendum inammissibile
Diverso l'esito del quesito su autonomia differenziata.
La Corte Costituzionale, con altro comunicato del 20 gennaio 2025, ha invece dichiarato inammissibile il referendum abrogativo sulla Legge n. 86/2024, riguardante l'attuazione dell'autonomia differenziata per le Regioni a statuto ordinario (art. 116, terzo comma, Costituzione).
Sulla Legge n. 86/2024 - si rammenta - la Consulta si è già pronunciata rispetto ad alcuni quesiti di costituzionalità ad essa sottoposti.
Con la sentenza n. 192/2024, nel dettaglio, la Corte ha dichiarato non fondata la questione di costituzionalità relativa all'intera normativa. Tuttavia, ha ritenuto illegittime alcune disposizioni specifiche contenute nel medesimo testo legislativo. Tali disposizioni sono state giudicate non conformi ai principi costituzionali, in particolare all'unità della Repubblica e al principio di sussidiarietà.
Motivazioni di inammissibilità
Ora, la decisione di inammissibilità del referendum abrogativo è così motivata:
- Il quesito non presenta un oggetto e una finalità sufficientemente chiari.
- La mancanza di chiarezza compromette la possibilità di una scelta consapevole da parte degli elettori.
- Il referendum, nella sua formulazione, supererebbe i limiti dell’istituto, affrontando indirettamente una revisione dell'art. 116 della Costituzione, possibile solo attraverso una modifica costituzionale.
Si rimane in attesa del deposito della sentenza.
Ricevi GRATIS la nostra newsletter
Ogni giorno sarai aggiornato con le notizie più importanti, documenti originali, anteprime e anticipazioni, informazioni sui contratti e scadenze.
Richiedila subitoCondividi l'articolo: