Equilibrio di genere nei cda: verso l'adozione della direttiva UE

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Equilibrio di genere nei cda: verso l'adozione della direttiva UE

Dopo l'accordo sul salario minimo, Consiglio e Parlamento europeo centrano un altro importante obiettivo: migliorare l'equilibrio di genere negli organi societari.

Nella serata del 7 giugno 2022 è stato raggiunto, infatti, un accordo politico provvisorio sulla proposta di direttiva riguardante il miglioramento dell’equilibrio di genere nei consigli di amministrazione delle società quotate.

La proposta di direttiva mira ad elevare il numero delle donne negli organi societari, fissando obiettivi minimi di presenza del sesso sotto-rappresentato.

Parità di genere negli organi societari: a che punto siamo

Nonostante i passi avanti compiuti verso la parità di genere negli organi societari in ambito UE, la sotto-rappresentanza delle donne nei consigli delle società quotate continua ad essere un fenomeno diffuso e i progressi raggiunti molto disomogenei.

A ottobre 2021, in media, erano donne:

  • solo il 30,6% dei membri dei consigli di amministrazione (10,3% nel 2011), con differenze significative tra gli Stati membri (dal 45,3% in Francia all'8,5% a Cipro);
  • appena l'8,5% dei presidenti di cda (3% nel 2011).

L'esperienza, invece, dimostra che i consigli di amministrazione che garantiscono una rappresentanza di genere più equilibrata prendono decisioni migliori oltre a garantire una maggiore uguaglianza e diversità nelle aziende.

In Italia è stata emanata la legge 12 luglio 2011, n. 120 (come modificata dalla legge di Bilancio 2020, articolo 1, commi 302-305 della legge n. 160 del 2019) che contiene norme in materia di equilibrio di genere per le società quotate in borsa (per le società a controllo pubblico la disciplina di dettaglio è contenuta nel D.P.R. 30 novembre 2012, n. 251).

Direttiva Women on Boards: iter legislativo

L'iter è stato avviato circa 10 anni fa con la presentazione, da parte della Commissione europea, il 20 novembre 2012, della proposta di direttiva riguardante il miglioramento dell'equilibrio di genere fra gli amministratori senza incarichi esecutivi delle società.

Il Parlamento europeo ha adottato la sua posizione negoziale nel 2013, ma il fascicolo è rimasto fermo in Consiglio per quasi un decennio, fino allo scorso 14 marzo quando i Ministri dell'Occupazione e degli Affari sociali hanno hanno adottato un orientamento generale, avviando i negoziati con il Parlamento europeo.

Lo scorso 7 giugno il Consiglio e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo politico provvisorio, che dovrà essere ora essere adottato formalmente.

La direttiva entrerà in vigore 20 giorni dopo la sua pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'UE.

Parità di genere negli organi societari: contenuti dell'accordo

L'accordo prevede che le società quotate debbano mirare a garantire che siano occupati dal sesso sottorappresentato:

  • almeno il 40% dei posti di amministratori senza incarichi esecutivi,
  • o il 33% di tutti gli incarichi di amministratore se gli Stati membri scelgono di applicare le nuove norme agli amministratori con e senza incarichi esecutivi.

Tale obiettivo dovrà essere realizzato entro il 30 giugno 2026.

In caso di più candidati ugualmente qualificati per un posto, la priorità dovrà andare al candidato del sesso sottorappresentato.

Sono escluse dal campo di applicazione della direttiva le piccole e medie imprese con meno di 250 dipendenti.

Le società quotate saranno tenute a fornire informazioni alle autorità competenti una volta all'anno sulla rappresentanza di genere nei loro consigli e dovranno porre in essere procedure trasparenti per la selezione e la nomina dei membri del consiglio di amministrazione nonchè una valutazione comparativa dei diversi candidati sulla base di criteri chiari e formulati in modo neutro.

Se gli obiettivi non saranno raggiunti, le società dovranno indicare come intendono raggiungerli.

Tali informazioni saranno pubblicate sul sito web della società in modo facilmente accessibile.

Previste infine sanzioni effettive, dissuasive e proporzionate per le società che non rispettano procedure di nomina aperte e trasparenti.

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