Da gennaio 2010 nuove regole per calcolare la pensione dei consulenti del lavoro

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Il Ministero del Lavoro, con una recente nota, ha dato il via libera definitivo alla riforma previdenziale dei Consulenti del lavoro, che si era articolata in due parti: una nel giugno 2008 e l’altra a giugno scorso. Per rispettare il principio esposto in Finanziaria 2007, che impone alle casse professionali bilanci in grado di garantire la sostenibilità delle gestioni previdenziali per almeno 30 anni, si è resa necessaria l’attuale modifica. Così dal 1° gennaio 2010, la contribuzione previdenziale dei consulenti del lavoro risulterà molto più articolata e si suddividerà in cinque fasce che tengono conto dell’anzianità dell’iscrizione all’Enpacl. È eliminato il limite dei 55 anni per l’accesso ad alcune forme di riscatto. Chi è rimasto fuori potrà recuperare ai fini pensionistici sia il periodo di praticantato, fino ad un massimo di due anni, sia gli anni in cui ha versato in misura ridotta. Non è più prevista la restituzione dei contributi soggettivi agli iscritti che al compimento del 65esimo anno di età non hanno maturato il diritto alla pensione di vecchiaia. Infine, la vera novità della riforma consiste nell’introduzione di una pensione aggiuntiva che verrà finanziata con un contributo facoltativo che gli iscritti potranno versare in misura variabile.
Anche in
  • Il Sole 24 Ore, p. 31 – Pensioni dei consulenti calcolate in tre quote – D’Onofrio

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