Corte Ue: tariffa oraria agli avvocati con informazioni chiare

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Corte Ue: tariffa oraria agli avvocati con informazioni chiare

Nel contratto tra avvocato e cliente il prezzo è fissato secondo il principio della tariffa oraria, senza che siano fornite altre precisazioni? Per la Corte di giustizia Ue, la relativa clausola non soddisfa l’obbligo di chiarezza e comprensibilità.

Con sentenza del 12 gennaio 2023 depositata in riferimento alla causa C-395/21, la Corte di giustizia dell'Unione europea ha risposto a una domanda di pronuncia pregiudiziale che verteva sull’interpretazione degli artt. 3, paragrafo 1, 4, paragrafo 2, 6, paragrafo 1, e 7, paragrafo 1, della direttiva 93/13/CEE, concernente le clausole abusive nei contratti stipulati con i consumatori, come modificata dalla direttiva 2011/83/UE.

Tale domanda era stata sollevata nell'ambito di una controversa tra un avvocato lituano e un suo cliente, in relazione ai contratti per la prestazione di servizi legali nei quali gli onorari spettanti al professionista erano stati fissati in un importo di 100 euro per ogni ora di consulenza o di prestazione.

Non avendo ricevuto la totalità degli onorari reclamati, il legale aveva adito le vie giudiziarie e la relativa causa era giunta davanti alla Corte suprema della Lituania.

Quest'ultima si era rivolta alla Corte Ue, al fine di ottenere chiarimenti in ordine all’interpretazione delle disposizioni del diritto dell’Unione volte a proteggere i consumatori dalle clausole contrattuali abusive, con particolare riferimento all’obbligo di trasparenza delle clausole vertenti sull’oggetto principale dei contratti di prestazione di servizi legali.

Da chiarire, nel dettaglio, la portata dell'obbligo di formulazione chiara e comprensibile delle predette clausole nonché gli effetti dell’accertamento del carattere abusivo di una clausola che fissi il prezzo di servizi legali.

Parcella a tempo: legittima se i costi sono prevedibili

In primo luogo, con riferimento al predetto obbligo di formulazione chiara e comprensibile, la Corte ha evidenziato che esso, in forza del diritto unionale, va inteso estensivamente.

Il contratto, pertanto, deve esporre in maniera trasparente il funzionamento concreto del meccanismo al quale si riferisce la clausola di riferimento, di modo che il consumatore sia posto in grado di valutare, sul fondamento di criteri precisi e intelligibili, le conseguenze economiche che gliene derivano.

Le informazioni che il professionista è tenuto a comunicare al consumatore devono contenere indicazioni che consentano al consumatore di valutare il costo totale approssimativo dei servizi di cui trattasi, come ad esempio una stima del numero prevedibile o minimo di ore necessarie per fornire un determinato servizio, oppure un impegno a inviare, ad intervalli ragionevoli, fatture o relazioni periodiche che indichino il numero di ore di lavoro svolte.

Spetta al giudice nazionale valutare, tenendo conto di tutte le circostanze di conclusione del contratto, se le informazioni fornite dal legale prima della conclusione del contratto abbiano consentito al consumatore di prendere la sua decisione con prudenza e con piena cognizione delle conseguenze finanziarie derivanti dalla conclusione di detto contratto.

In tale contesto, una clausola che fissi il prezzo secondo il principio della tariffa oraria, in assenza di informazioni previamente comunicate al consumatore che gli consentano di prendere la sua decisione con prudenza e piena cognizione, non soddisfa l’obbligo di formulazione chiara e comprensibile ai sensi del diritto dell’Unione.

Clausole abusive, valutazione al giudice nazionale

Per quanto riguarda l’eventuale carattere abusivo di una siffatta clausola, il giudice nazionale è tenuto a valutare, alla luce di tutte le circostanze della controversia:

  • la possibile violazione del requisito della buona fede;
  • la sussistenza di un eventuale significativo squilibrio a danno del consumatore.

L’esame del carattere abusivo delle clausole - ha quindi precisato la Corte - si fonda su una valutazione complessiva che non tiene conto unicamente dell’eventuale mancanza di trasparenza di tale clausola.

Tale clausola, ossia, non deve essere considerata abusiva per il solo fatto che non soddisfa l’obbligo di trasparenza, a meno che la normativa nazionale preveda espressamente che la qualificazione come clausola abusiva discenda da questo solo fatto.

Per finire, la Corte di giustizia ha fornito un'ultima ed importante precisazione per quanto riguarda le conseguenze dell’accertamento del carattere abusivo di una clausola relativa al prezzo.

ATTENZIONE: il giudice nazionale è legittimato a ripristinare la situazione in cui il consumatore si sarebbe trovato in assenza di una clausola abusiva, anche quando ciò comporti che il professionista non percepisca alcun compenso per i suoi servizi.

Si rammenta che la previsione della possibilità di quantificare compensi a tempo ha recentemente debuttato anche nei nuovi parametri forensi.

Con le precisazioni ora fornite dalla Corte di giustizia occorrerà tenere presente che un'eventuale clausola che fissi, tout court, il prezzo secondo il principio della tariffa oraria senza contenere altre precisazioni o informazioni oltre alla tariffa oraria praticata, non è in linea con la normativa Ue e potrebbe addirittura portare ad escludere il compenso.

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