Consulente responsabile per compensazione seriale di crediti inesistenti

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Consulente responsabile per compensazione seriale di crediti inesistenti

I consulenti fiscali possono essere ritenuti penalmente responsabili non solo per azioni dirette, ma anche per concorso nella realizzazione di modelli fraudolenti. L’uso consapevole di conoscenze tecniche e professionali per eludere i controlli rappresenta un’aggravante significativa. Inoltre, la serialità e l’abitualità delle condotte illecite rafforzano la gravità del reato.

La Terza sezione penale della Corte di Cassazione, con la sentenza n. 1220 del 13 gennaio 2025, ha esaminato il caso di una consulente fiscale accusata di concorso nel reato di indebita compensazione.

Concorso del consulente fiscale nel reato di indebita compensazione

Sintesi del caso

La professionista era stata ritenuta responsabile di avere predisposto, per conto di diverse società, dichiarazioni fiscali fraudolente che utilizzavano crediti inesistenti in compensazione fiscale.

Tali operazioni, effettuate in modo ripetitivo e per più anni di imposta, avevano causato all'Erario un danno complessivo stimato in circa 2 milioni di euro.

La frode, caratterizzata da una complessità strutturale, si avvaleva di codici tributi non più validi, impedendo ai sistemi informatici dell’Agenzia delle Entrate e dell’INPS di rilevare le anomalie. Tale risultato era stato raggiunto grazie alla profonda conoscenza dei meccanismi di controllo e alla capacità tecnica della consulente, che aveva progettato un sistema deliberatamente in grado di eludere le verifiche.

La decisione della Cassazione

Nel corso del giudizio di legittimità, la Corte ha confermato la sussistenza dell’aggravante prevista dall’articolo 13 bis del Decreto Legislativo 74/2000, la quale si applica ai delitti commessi da professionisti nell’esercizio della propria attività mediante l’elaborazione di modelli fraudolenti.

Sussistenza aggravante

Tale disposizione - ha evidenziato la Cassazione - presuppone un duplice requisito:

  • da un lato, la qualifica soggettiva dell’agente come professionista abilitato;
  • dall’altro, la natura abituale e ripetitiva della condotta illecita.

Nel caso specifico, la consulente, iscritta all’albo dei commercialisti e titolare di una società di consulenza amministrativa, aveva utilizzato le proprie competenze per sviluppare un modello sistematico di evasione fiscale a beneficio di diverse imprese clienti.

Prova del concorso nel reato

La Corte ha inoltre rigettato la difesa dell’imputata, secondo cui mancava il concorso effettivo con i beneficiari delle frodi e la condotta si limitava a un infedele adempimento fiscale.

Al contrario, i giudici hanno rilevato che l’elaborazione del sistema fraudolento dimostrava una chiara intenzionalità e una pianificazione premeditata.

La complessità e la serialità delle operazioni hanno confermato che la consulente aveva superato i confini di una condotta meramente negligente, configurando pienamente il reato contestato.

Tabella di sintesi della decisione

Sintesi del caso Una consulente fiscale è stata accusata di concorso in frode fiscale per avere elaborato e commercializzato modelli fraudolenti che utilizzavano crediti inesistenti in compensazione fiscale. Le operazioni, seriali e ripetitive, hanno causato un danno erariale di circa 2 milioni di euro.
Questione dibattuta La difesa sosteneva che la consulente non fosse responsabile in quanto mancava un concorso effettivo con i beneficiari delle frodi e la condotta si limitava a un infedele adempimento fiscale. Si contestava inoltre la sussistenza dell’aggravante prevista dall’articolo 13 bis del Decreto Legislativo 74/2000.
Soluzione della Corte di Cassazione La Corte ha confermato la responsabilità della consulente, ritenendo applicabile l’aggravante. È stata accertata la predisposizione consapevole di un sistema fraudolento complesso, caratterizzato da serialità e abitualità, che dimostrava chiara intenzionalità e pianificazione. La Corte ha ribadito che la qualifica professionale e l’elaborazione di modelli fraudolenti costituiscono elementi fondamentali per l’aggravante contestata.
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