Condono agricolo al primo via libera ma ritarda Inps7
Pubblicato il 16 febbraio 2006
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Il condono sui crediti agricoli, che ieri ha ricevuto il primo sì della commissione Bilancio alla Camera, si avvicina al traguardo della conversione in legge, già entro la fine di questa settimana, salvo ripensamenti del Governo. La norma, contenuta nel decreto-legge numero 2, è stata, comunque, oggetto di forti critiche da parte del Servizio Bilancio dello Stato, che in una nota ha espresso una serie di perplessità. I dubbi irrisolti riguardano sia le cartolarizzazioni Inps sia i saldi di finanza pubblica e le securitization future dello Stato. Nello specifico: la cessione dei crediti agricoli oggetto del condono dall’Inps alla società-veicolo Scci Spa darà luogo a una posizione debitoria dell’Istituto nei confronti della società citata, con riflessi negativi sul bilancio Inps; da ciò la necessità di quantificare la rinuncia alle entrate derivanti da sanzioni e interessi di mora. La sostituzione in portafoglio degli asset cartolarizzati con nuovi crediti - per i quali la procedura di recupero deve essere ancora avviata - potrebbe fare emergere problemi per il diverso grado di liquidità dei crediti, con possibile slittamento dei tempi di incasso e conseguenti effetti negativi sui piani finanziari di rimborso dei titoli emessi. L’Inps per far fronte a questa sostituzione, dovrà rinunciare alla riscossione di nuovi crediti, indebolendo la sua posizione finanziaria con conseguenze anche sui saldi di finanzia pubblica.
Il condono dei crediti agricoli potrebbe, infatti, rallentare il programma delle securitization sugli asset finanziari dello Stato con rischio di declassamento del rating degli Inps-bond e di diminuzione della vantaggiosità delle operazioni stesse. Il Tesoro ha già predisposto un piano per immunizzare gli Inps-nod dall’effetto del condono e sostituire i crediti agricoli cartolarizzati con nuovi crediti insoluti dell’Istituto. Questa operazione di concambio potrà essere realizzata solo nella seconda parte dell’anno, con un inevitabile ritardo nella messa a punto di altre manovre di cartolarizzazione in grado di migliorare i conti pubblici.
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