Codice antimafia. E’ scontro tra Orlando e la Magistratura
Pubblicato il 06 ottobre 2017
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Dibattito al Convegno “Il racconto della giustizia che cambia”
Il Ministro della giustizia Andrea Orlando, il 5 ottobre 2017, ha preso parte al Convegno organizzato dal Sole 24ore di Radio24, intitolato “Il racconto della giustizia che cambia”, in occasione del quale si è dato spazio ad un acceso confronto - tra lo stesso Ministro ed alcuni esponenti della Magistratura, tra cui diversi capi delle Procure nazionali – avente principalmente ad oggetto il nuovo Codice antimafia, le cui ultime modifiche sono state licenziate dalla Camera lo scorso 27 settembre 2017.
Molte sono state le polemiche, nel corso del dibattito, mosse dagli alti esponenti delle toghe, che si sono mostrati scettici all’estensione degli strumenti antimafia (con espressioni del tipo “Se tutto è mafia allora nulla è più mafia”, o ancora “La mafia è una cosa, la corruzione un’altra”). Ma Orlando le ha respinte una ad una, affermando innanzitutto che se le perplessità manifestate, fossero emerse prima che il testo di legge fosse giunto a questo stadio dell’iter parlamentare, sarebbe stato di gran lunga meglio. Eppure la Procura nazionale e l’Anm, a suo tempo audite, non avevano sollevato rilievi sul punto.
Ed ancora, il Guardasigilli smentisce tassativamente la possibilità di un decreto correttivo sulla c.d. “confisca ai corrotti”, essendo uno strumento (il decreto correttivo) mai impiegato nel penale. Vi sarà piuttosto un monitoraggio serio, a seguito del quale, se emergeranno criticità, si utilizzeranno altri veicoli normativi in itinere. Infine, per chiudere sulla questione, Orlando afferma che “la corruzione rischia di diventare il pretesto per interventi autoritari; combatterla significa difendere lo stato di diritto e le istituzioni da un’aggressione”.
Reati economici e contro la p.a. Condanne in netta crescita
Il Convegno in questione, è stato inoltre l’occasione per fare il punto su un’ulteriore situazione connessa; ossia, il trend in netta crescita delle condanne per reati economici e per reati contro la pubblica amministrazione.
Nello specifico, per quanto riguarda i reati economici (tra cui il riciclaggio, la manipolazione del mercato, l’abusivo esercizio della professione finanziaria), in soli due anni si è passati da 775 detenuti (2015) a 865 (2017), con un aumento di 90 unità.
Nel perimetro dei reati contro la pubblica amministrazione, il delitto che va per la maggiore è ovviamente la corruzione - per cui, attraverso recenti interventi normativi, sono state tra l’altro aumentate le sanzioni - con netto incremento delle condanne dal 2010 ad oggi, per cui si è passati da 875 detenuti a 1.123 (da 460 a 475 quelle a titolo definitivo).
Durante il suo intervento, Orlando ha commentato i dati in questione, peraltro esortando a diffidare da un eccessivo affidamento alla giustizia “quasi che ogni problema, anche di coesione sociale, debba essere risolto dall’autorità giudiziaria”, e rivendicando come anche sul fronte penale sia stata fatta un’opera sistematica, inserendo misure di depenalizzazione, nuove cause di estinzione del reato (dalla tenuità del fatto alle condotte riparatorie) e da ultimo, la riserva di Codice. “Eppure – chiude il Ministro con nota polemica – siamo sempre stati criticati, a volte anche in maniera sorprendente da parte della magistratura. Che quando poteva intervenire tempestivamente per evitare di commettere quelli che poi ha giudicato errori non sempre lo ha fatto”.
- eDotto.com - Punto&Lex 28 settembre 2017 - Modifiche al Codice antimafia, è legge- Pergolari
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