Caf, nuova censura europea
Pubblicato il 17 ottobre 2006
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Da Bruxelles – nella persona del commissario europeo al Mercato interno, Charlie McCreevy - arriva una seconda lettera di messa in mora nei confronti dei Centri di assistenza fiscale, dopo il decreto legge 203/05. Con la lettera, inviata a Roma, si dà tempo due mesi al Governo italiano per far pervenire le sue osservazioni. Nella nuova censura europea si legge che i criteri per la costituzione dei Caf rimangono discriminatori e non è sufficiente aver aperto anche a dottori commercialisti, ragionieri e consulenti del lavoro le attività di assistenza ai contribuenti per la presentazione del modello 730. Infatti, nonostante ciò, il mercato non si è ancora sufficientemente aperto e nella legislazione italiana rimangono elementi di contrasto con gli articoli 43 e 49 dei Trattati, che tutelano la libertà di stabilimento e la libera prestazione dei servizi. Tali elementi di contrasto sembrano, dunque, giustificare il prolungamento della procedura di infrazione sui Caf, dopo la sentenza della Corte di Giustizia europea del marzo scorso (C-451/03), che già aveva condannato il loro precedente monopolio sulle attività di assistenza per il modello 730. Partendo proprio da questa sentenza, europea sostiene che la procedura di infrazione deve rimanere aperta perchè ci sono una serie di attività semplici di assistenza fiscale ai contribuenti che non dovrebbero essere riservate solo ai Caf e alle categorie professionali designate, ma allargate anche ad altri prestatori di servizi legalmente stabiliti in Italia o in un altro Stato membro.
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