WhatsApp fa prova contro il licenziamento verbale
Pubblicato il 04 settembre 2018
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WhatsApp fa prova a pieno titolo; infatti, recentemente la Suprema Corte di Cassazione, con sentenza n. 3745 del 10 maggio 2018, ha riconosciuto non sussistente la prova di un licenziamento verbale, quindi la conseguente richiesta di reintegra e risarcimento del danno, presentata da un lavoratore il quale in ben 2 messaggi inviati con WhatsApp al legale rappresentante aveva espresso la volontà di recedere dal rapporto di lavoro in essere, ritenendolo insoddisfacente.
D’altra parte, nel caso di specie, nessun testimone aveva dichiarato di avere assistito personalmente ad un dialogo qualificabile come “licenziamento verbale”.
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