Verso la manovra 2020: il quadro delineato dalla NaDef

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Verso la manovra 2020: il quadro delineato dalla NaDef

I lavori per la predisposizione della prossima legge di Bilancio sono ormai nel vivo e, con l’approvazione della NaDef (Nota di aggiornamento al Def) di fine settembre, il Governo ha aggiornato gli obiettivi programmatici del Def presentato lo scorso aprile.

La Nota contiene i nuovi parametri macroeconomci riferiti, tra l'altro, al Pil (si prevede un aumento dello 0,6% per il 2020, per poi salire a +1% nel 2021 e 2022), al rapporto deficit/Pil (2,2% nel 2020, 1,8% nel 2021 e 1,4% nel 2022) e al debito pubblico/Pil in crescita nel 2018 e nel 2019 con previsioni di una riduzione marginale nel 2020, e di una discesa più accentuata nel biennio 2021 e 2022.

La Nota di aggiornamento al Def è un documento fondamentale, in quanto, sulla base degli orientamenti programmatici esposti, il Governo dovrà presentare, entro il prossimo 20 ottobre, il disegno di legge di bilancio, dando il via alla sessione parlamentare.

Il 15 ottobre, bisognerà trasmettere alla Commissione Europea e all'Eurogruppo il documento programmatico di bilancio per l'anno successivo.

Il documento riassume gli obiettivi della futura legge di Bilancio, con la presentazione del saldo di bilancio, la descrizione, la quantificazione delle misure contenute nella manovra e le indicazioni su come tali misure diano seguito alle raccomandazioni formulate dalle istituzioni europee.

Il Governo presenterà ufficialmente in Parlamento, entro il 20 ottobre, il disegno di legge di Bilancio, il testo dovrà contenere le misure (e la loro quantificazione economica) necessarie a realizzare gli obiettivi indicati tra l’altro nella Nota di aggiornamento del Def, con le previsioni di entrata e di spesa.

Tra gli interventi cardine previsti, vi è l’azzeramento delle clausole di salvaguardia sull’Iva per il 2020, il taglio del cuneo fiscale, le misure di sostegno ai redditi familiari e l’incremento degli investimenti pubblici.

 

Come lo scorso anno, la manovra potrebbe essere affiancata da un decreto fiscale, che dovrebbe contenere diverse misure contro l’evasione fiscale e l’uso del contante.

Entro il 30 novembre, la Commissione Europea dovrà esprimere un primo parere sui contenuti della legge di Bilancio e verificare l'aderenza agli impegni presi sul fronte dei vincoli di finanza pubblica.

Di solito, la Commissione rinvia la pubblicazione ad inizio novembre, delle sue previsioni economiche d'autunno (a partire dai dati del Pil, fino al rapporto deficit/Pil e a quello debito/Pil), negli ultimi anni si è limitata a dare un primo parere entro la fine di novembre, per poi dare un giudizio definitivo nella primavera dell'anno successivo. La manovra dovrà essere approvata in via definitiva dalle Camere entro il 31 dicembre.

 

NB!Si ricorda che in base al Patto di stabilità e crescita, gli Stati dell'Unione monetaria devono avere un rapporto deficit/Pil non superiore al 3%. Le dimensioni del deficit pubblico sono considerate in rapporto al Pil, in questo modo si misura la possibilità che ha uno Stato di ripagare il debito che si accumula per effetto del deficit.

 

Le misure e le coperture

Sulla base delle indicazioni contenute nella NaDef, si può ricostruire approssimativamente quello che potrebbe essere il contenuto della prossima legge di Bilancio e delle principali misure che saranno adottate.

La prossima manovra prevederà un incremento del deficit nel 2020 di circa lo 0,8% del Pil, dall’1,4% del quadro tendenziale al 2,2 del quadro programmatico.

In merito, si deve ricordare che il deficit incluso nel Def di aprile era più elevato dell'1,4%, allora vennero prese misure che, insieme al calo dei tassi di interesse, avevano determinato dei risparmi.

 

Gli interventi che verranno inseriti nella manovra, e che richiedono risorse per la copertura, si attestano intorno ai 30 miliardi.

In particolare, oltre alla disattivazione delle clausole di salvaguardia relative all’aumento dell’Iva, si prevedono maggiori utilizzi di risorse per la riduzione del cuneo fiscale e a favore della spesa per investimenti.

Ovviamente dovrà tenersi conto anche della spesa per interessi che derivano dal maggiore deficit.

Sul fronte del rilancio degli investimenti, oltre alla conferma dell’iper-ammortamento (agevolazione già conosciuta), vi potrebbe essere la volontà di prevedere investimenti che favoriscano la transizione verso la sostenibilità, quindi un potenziamento della misura nell’ambito del “green new deal” (incentivi verso l’ambiente) che consente di finanziare la crescita.

 

Sul tema dell’Iva, il discorso sulla disattivazione delle clausole di salvaguardia resterà, fino alla fine, una incognita e dopo le prime aperture all'ipotesi di disattivare totalmente tali clausole (che ricordiamo valgono circa 23 miliardi), a partire dal primo gennaio 2020, le altre ipotesi di introdurre forme di rimodulazione delle aliquote, a invarianza di gettito, rimangono sempre in campo.

 

Il punto fondamentale nella definizione della manovra di fine anno, rimane sempre la ricerca delle coperture e, nello specifico, tra le componenti principali che sono state individuate, vi sono: aumenti di entrate dovute al recupero dell’evasione, che l’esecutivo ha stimato sui 7 miliardi, la riduzione della spesa fiscale, la riduzione graduale di alcune agevolazioni tra i quali i sussidi “ambientalmente dannosi”.

Altre misure, comprendono la proroga dell’imposta sostitutiva sulla rivalutazione di terreni e partecipazioni e misure di efficientamento della spesa.

 

Risultati positivi in termini di recupero di base imponibile, si prospettano anche a seguito della fatturazione elettronica e alla spinta verso un maggiore utilizzo della moneta elettronica nelle transazioni commerciali.

 

Il rispetto delle regole UE

Per quanto riguarda il rispetto delle regole europee, lo stesso Governo dichiara che la “regola del debito non sarebbe soddisfatta in nessuna delle sue configurazioni, ma la riduzione del rapporto debito/Pil nel 2020 rispetto all’anno precedente sarebbe significativa, (2,2 punti percentuali)”.

Il governo spererebbe in un giudizio benevolo della Commissione su quei fattori qualitativi, come la distanza dall’obiettivo di medio termine (OMT), l'andamento del deficit strutturale e “altri fattori rilevanti”, che vengono considerati prima di avviare una procedura d’infrazione.

Esiste anche incertezza sulla stima dell’output gap, ovvero la differenza fra il Pil effettivo dell’economia e quello potenziale, che per il governo è più negativo che per la Commissione Europea.

 

NB! - L’output gap è un indicatore che sintetizza la posizione ciclica di un paese ed è calcolato come differenza tra Pil reale e Pil potenziale, in percentuale di quest’ultimo. Il Pil potenziale è basato su una stima, che potrebbe differire a seconda delle assunzioni di base, per esempio ipotesi di diversi scenari e orizzonti temporali di riferimento.

 

Il recupero del gettito

Tra gli obiettivi inseriti nella Nota di aggiornamento al Def, vi è dunque quello del recupero del gettito. Una strategia possibile, prevede la revisione delle agevolazioni fiscali, tra l’altro questo è un argomento da molto tempo proposto, ma in concreto mai attuato.

Parte del gettito, potrà arrivare anche dalla revisione dei “sussidi dannosi per l’ambiente” e dalla introduzione di “nuove imposte ambientali”, che saranno previsti in un decreto (decreto clima) che potrebbe essere agganciato alla manovra per il 2020.

Il riordino delle agevolazioni fiscali è sicuramente una azione non facile da attuare, anzi pur essendo nei programmi dei vari governi, si è verificato l’esatto opposto, ovvero sono stati sempre introdotti maggiori bonus, situazione che si potrebbe verificare anche nella prossima manovra (si prospetta il ritorno dell’Ace, delle misure in chiave “Industria 4.0”, fino agli sconti per favorire la tracciabilità per i pagamenti destinati, ad esempio, sia agli esercenti che si doteranno di Pos, sia ai consumatori).

 

La lista delle agevolazioni fiscali è andata negli anni sempre ad allungarsi, non solo per la proliferazione di deduzioni e detrazioni, ma anche per la presenza di diversi regimi sostitutivi dell’Irpef (dalla cedolare sugli affitti, al regime forfettario per le partite Iva, fino alla sostitutiva sulle lezioni per gli insegnanti introdotta dall’ultima manovra).

 

Anche se l’Unione europea chiede di ridurli, i bonus sono potenti leve di politica fiscale ed economica e, in particolare, anche se non possono aiutare i cittadini incapienti (a basso reddito), se ben congegnati promuovono sicuramente l’emersione del nero, sostengono settori da rilanciare, premiano consumi e azioni virtuose, un esempio è quello dei vari bonus sulle ristrutturazioni (eco-bonus, bonus mobili, ecc), che oltre ad aiutare il settore delle costruzioni, ha fatto emergere una grossa fetta di nero, perché vi è l’interesse a richiedere la fattura, oltre che alla obbligatorietà dei pagamenti mediante bonifico.

Tra le ipotesi che circolano sulla rimodulazione delle agevolazioni fiscali, vi è quella che lega le stesse al livello di reddito del contribuente.

Le detrazioni e le deduzioni verrebbero progressivamente ridotte per chi ha un reddito medio alto, per poi essere azzerate. Dovrebbero restare sganciate dal livello di reddito, le agevolazioni pluriennali, in particolare, quelle sulle ristrutturazioni edilizie, ecobonus, sismabonus e acquisto mobili.

 

Bisogna ricordare che la maggior parte degli sconti fiscali riservati alle persone fisiche è “strutturale” ovvero “intoccabile”, la deduzione sull’abitazione principale, ad esempio, serve di fatto, a neutralizzare il prelievo sulla casa di famiglia, la detrazione per lavoro dipendente e pensione contribuisce a disegnare la curva della progressività dell’Irpef, una sua eliminazione farebbe aumentare le imposte sugli stipendi, mentre la manovra si propone di ridurle agendo sul cuneo fiscale.

Anche relativamente alle agevolazioni per i familiari a carico, non è ipotizzabile un taglio, al massimo si può pensare ad un restyling che potrebbe essere abbinato alla recente proposta dell’assegno unico per la famiglia.

Per le detrazioni che derivano da spese sostenute (o avviate) in anni precedenti, e il riferimento va alle ristrutturazioni edilizie, all’ecobonus, al bonus mobili, sui mutui prima casa, pensare ad un taglio drastico sarebbe pressoché impossibile e andrebbe contro il legittimo affidamento dei contribuenti. Sulle possibili linee d’intervento, la Nota fornisce delle indicazioni generali. L’obiettivo è puntare ad una razionalizzazione della miriade di agevolazioni attualmente esistenti, facendo sì che il sistema sia più coerente con l’approccio d’insieme e sostenga il gettito fiscale.

 

Altre azioni allo studio

Tra le azioni che sono state proposte, vi potrebbe essere la revisione in chiave antielusione della flat tax al 15% per le partite Iva fino a 65mila euro (il “nuovo” regime forfettario).

Potranno essere introdotti alcuni vincoli per frenare la corsa al regime, dopo le “facilitazioni” all’accesso previste dalla legge di Bilancio per il 2019, con una serie di opzioni tali da riportare il meccanismo agevolato alla sua impostazione iniziale, ovvero come regime dedicato alle piccole o piccolissime partite Iva, in particolare, nella fase iniziale dell’attività.

Dunque, si prospetta una vera e propria marcia indietro rispetto all’estensione operata dalla scorsa legge di Bilancio, che aveva immaginato un percorso finalizzato ad introdurre la flat tax per tutti i contribuenti, e sicuramente non vi sarà l’avvio dell’aliquota sostitutiva del 20% per chi ha ricavi o compensi fino a 100mila euro.

I tecnici stanno studiando la possibilità di introdurre nuovi limiti per evitare comportamenti elusivi, finalizzati a entrare o uscire dal regime agevolato.

Al momento, vi è la bocciatura dell’Europa in riferimento all’ipotesi di estendere l’obbligo di fatturazione elettronica ai forfettari, il regime fino a 65mila euro era stato autorizzato dalla Commissione sulla base della deroga con cui era stato dato il via libera al regime dei minimi, che in quanto contribuenti “minori”, non possono essere gravati di ulteriori adempimenti tributari.

Gli ambiti di intervento, al momento, prevederebbero la reintroduzione di alcune clausole di esclusione come quelle su dipendenti e beni strumentali, si ricorda che prima delle modifiche entrate in vigore lo scorso 1° gennaio, i forfettari non potevano erogare compensi a lavoratori dipendenti oltre i 5mila euro né acquistare beni strumentali oltre i 20mila euro.

C’è anche chi propone di agire sulla soglia di ricavi o compensi, ora uniformata per tutti a 65mila euro, mentre fino allo scorso anno era differenziata tra le attività in base ai codici Ateco.

 

Si riparla di semplificazioni

La Nota di aggiornamento al Def prevede anche un tema molto caro sia alle imprese e a chi li assiste, ovvero la semplificazione e il riordino del sistema fiscale, per il quale è anche previsto un collegato alla manovra.

In questo ambito, si inserisce un documento nel quale Confindustria e Consiglio nazionale dei dottori commercialisti hanno messo a punto un serie di misure che potrebbero essere adottate in tempi brevi per facilitare la vita alle imprese e a chi fa consulenza.

Si parte dall’esterometro, ovvero la trasmissione dei dati delle operazioni con soggetti non residenti, oggi mensile, che per i diretti interessati dovrebbe diventare annuale.

Per la fattura elettronica, la proposta lanciata al governo è quella di estendere a tutto il primo anno di applicazione la moratoria delle sanzioni e, allo stesso tempo, si chiede una maggiore flessibilità sul termine di emissione, fissandolo al dodicesimo giorno del mese successivo a quello di effettuazione dell’operazione.

Con l’obbligo generalizzato della fattura elettronica, viene proposto di eliminare i meccanismo dello split payment ritenuto “ridondante e di scarsa utilità”.

Imprese e professionisti chiedono il recupero integrale del credito Iva generato dal meccanismo, cancellando il limite di 700mila euro alle compensazioni di crediti e contributi.

Per quanto riguarda l’Ires, le proposte di semplificazione si dirigono verso una maggiore deducibilità degli interessi passivi dei beni merce, dei mezzi di trasporto e dei telefoni cellulari, e vi è la richiesta di rivedere l’opzione per il riallineamento delle divergenze fiscali e civilistiche con l’adozione dei principi contabili internazionali.

Si chiede anche la possibilità di ravvedimento per i tributi locali, anche oltre la scadenza per la presentazione della dichiarazione relativa all’anno di commissione della violazione, di fatto allineando la disciplina a quella dei tributi erariali.

Proposto anche l’innalzamento da 1.500 a 5mila euro dell’importo in base al quale, la presenza di somme scadute e iscritte a ruolo, non consente la compensazione per gli importi tributari, e l’abolizione della sospensione di 30 giorni in cui l’Agenzia delle Entrate può effettuare controlli sull’utilizzo di crediti in compensazione nel modello F24.

 

Quadro Normativo

Nota di aggiornamento al Def 2019

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