Salario minimo legale: le soluzioni del Governo

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Salario minimo legale: le soluzioni del Governo

Aspro confronto tra il Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni e Elly Schlein, Segretaria del Partito Democratico in Aula alla Camera dei deputati sul salario minimo legale nel corso del question time tenutosi ieri, 15 marzo 2023.

Alla, netta, posizione contraria del Governo fa da contraltare la notizia, sempre di ieri, della calendarizzazione di 3 proposte di legge sul salario minimo legale, assegnate alla XI Commissione Lavoro, che dovrebbero essere esaminate in sede referente la prossima settimana.

Salario minimo legale e congedi parentali: interrogazione parlamentare

Con l'interrogazione n. 3-00247 si è chiesto al Governo di esprimere la propria posizione in merito al salario minimo legale e su ulteriori misure atte a incrementare le garanzie per i lavoratori.

Sconcertanti sono i dati riportati nella stessa e sottoposti all'attenzione dei deputati. Più nel dettaglio si evidenzia che:

  • il Fondo monetario internazionale ha calcolato che dal 1980 al 2017 la quota del prodotto interno lordo destinata ai salari e stipendi è diminuita in 26 Paesi industrializzati, passando dal 66,1 al 61,7% e, nel caso italiano, si è passati dal 68 al 59%;
  • l'Italia è l'unico Paese dell'area Ocse nel quale, dal 1990 al 2020, il salario medio annuale è diminuito (-2,9%) nonostante l'aumento della produttività, sebbene meno significativa rispetto a quella degli altri Paesi dell'area.

Cosa intende fare il Governo per i (tanti) “lavoratori poveri”?

Dopo il 30 novembre 2022, si sottolinea nell'interrogazione, quando "l'attuale maggioranza ha bocciato la mozione del Partito democratico finalizzata ad introdurre anche in Italia il salario minimo legale", non è stata adottata “nessuna delle misure indicate nella mozione approvata nella medesima seduta, quali l'estensione dell'efficacia dei contratti nazionali comparativamente più rappresentativi, il contrasto alla contrattazione pirata o assicurare retribuzioni dignitose anche nelle gare indette dalle pubbliche amministrazioni”.

Inoltre, la riduzione del cuneo fiscale è inadeguata a migliorare significativamente le retribuzioni di milioni di lavoratori, considerando che i benefìci vanno dai 19 ai 32 euro lordi al mese, insufficienti a contrastare il solo tasso di inflazione.

Particolarmente grave è poi la “condizione delle lavoratrici e dei giovani che, senza i dovuti servizi di sostegno alla genitorialità – basti pensare che il congedo paritario è ancora fermo a soli 10 giorni, contro i tre mesi della Spagna – o con inquadramenti contrattuali penalizzanti o l'applicazione indebita di forme contrattuali fintamente autonome, si vedono pregiudicata ogni possibilità di una vita indipendente ed economicamente dignitosa”.

Si chiede pertanto al Governo:

1) perché non approvare, subito e coerentemente con le migliori prassi europee, un congedo paritario, pienamente retribuito e non trasferibile, di almeno 3 mesi per aiutare il lavoro delle donne, ridistribuendo anche il carico di cura?

2) quali sono le ragioni della contrarietà alla sperimentazione del salario minimo legale?

Salario minimo legale e congedi parentali: la risposta del Governo

In prima battuta il Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, ha ricordato gli interventi assunti dal Governo nei primi mesi di legislatura nonostante le risorse limitate a disposizione: interventi a tutela del potere d'acquisto delle famiglie e dei lavoratori, il rinnovo del taglio di 2 punti percentuali del cuneo fiscale e contributivo e l'aggiunta di un ulteriore punto del taglio contributivo per i redditi più bassi.

“Solo primi passi” fa presente il Presidente del Consiglio dei ministri “verso l'obiettivo che il Governo si è posto, che è, ovviamente, aumentare i salari dei lavoratori, garantendo retribuzioni dignitose, retribuzioni che siano adeguate al lavoro svolto e al contesto socio-economico”.

Andando al salario minimo legale la posizione del Governo è netta: per garantire retribuzioni dignitose in un contesto come quello italiano, caratterizzato da una elevata copertura dalla contrattazione collettiva e da un elevato tasso di lavoro irregolare, la soluzione non è il salario minimo legale.

La motivazione è la seguente: l'ipotesi che il salario minimo legale potrebbe “diventare, non un parametro aggiuntivo delle tutele garantite ai lavoratori, ma un parametro sostitutivo, un parametro unico, e nel nostro sistema un parametro di questo tipo, per paradosso, rischierebbe di creare, per molti lavoratori, condizioni peggiori di quelle che hanno oggi e di fare, per paradosso, un favore alle grandi concentrazioni economiche, alle quali conviene rivedere al ribasso i diritti dei lavoratori”.

Il Governo ritiene invece molto più efficace estendere la contrattazione collettiva anche nei settori nei quali oggi non è prevista e “tagliare le tasse sul lavoro, perché la ragione per la quale i salari sono inadeguati è che la tassazione è troppo alta per le imprese che devono assumere e lavorare per combattere le discriminazioni e le irregolarità”.

In merito ai congedi parentali, invece, il Governo si ritiene “molto d'accordo”, ricordando che ”le poche risorse che potevamo spendere, in parte, le abbiamo utilizzate per un ulteriore mese di congedo parentale, utilizzabile nei 6 anni dalla madre o dal padre, retribuito all'80 per cento”.

Il confronto sul tema resta aperto.

Salario minimo legale: le proposte di legge

In risposta alla posizione del Governo, la Segretaria del Partito Democratico Elly Schlein, che si è detta non soddisfatta delle risposte ricevute, ha ribadito la necessità di risposte immediate, in particolare, sul tema del salario minimo legale, ricordando che, dal 2012 al 2021, è quasi raddoppiato il numero dei contratti collettivi siglati, che sono arrivati ad essere 992. Ma di questi contratti solo pochi sono firmati dalle organizzazioni sindacali più rappresentative: 25 degli ultimi 441, aumentati negli ultimi anni.

Anche in tal senso operano le 3 proposte di legge sul salario minimo legale, assegnate alla XI Commissione Lavoro: due a firma di Debora Serracchiani e di Mauro Laus, e la terza di Giuseppe Conte, con la previsione di una soglia minima inderogabile (9 euro all'ora), in linea con i parametri di adeguatezza indicati dalla Commissione europea nella proposta di direttiva citata (il 60% del salario lordo mediano).

Le proposte sono state calendarizzate e l'esame della Commissione dovrebbe iniziare nei prossimi giorni.

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