Reddito di cittadinanza (RdC) e “quota 100”: via libera al “decretone”
Pubblicato il 18 gennaio 2019
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Nel Consiglio dei ministri riunitosi ieri a Palazzo Chigi in tarda serata, il governo ha approvato in via definitiva il “decretone” che dà il via libera alle due misure cardini del programma di M5S e Lega: ossia il Reddito di cittadinanza (RdC) e quota 100. Il decreto legge, in particolare, prevede l’introduzione, a partire dal prossimo aprile:
- del reddito e della pensione di cittadinanza per i soggetti e i nuclei familiari in condizioni di particolare disagio economico e sociale, vale a dire di misure mirate a una ridefinizione del modello di benessere collettivo, attraverso meccanismi in grado di garantire un livello minimo di sussistenza nonché, nel caso del reddito di cittadinanza, la promozione delle condizioni che rendono effettivo il diritto al lavoro e alla formazione;
- di una ridefinizione dei requisiti minimi per l’accesso al pensionamento anticipato (c.d. quota 100) e di misure per incentivare l’assunzione di lavoratori giovani.
Dunque, per la piena operatività delle due misure bisogna attendere ancora qualche mese, poiché:
- per quanto concerne il reddito di cittadinanza, il decreto di attuazione sarà varato con ogni probabilità nel prossimo mese di febbraio, con richiesta da fare a marzo, e con successiva liquidazione solo nel mese di aprile;
- mentre per la quota 100, la prima liquidazione utile per i lavoratori privati – che abbiano maturato i requisiti pensionistici previsti dal decreto entro il 31 dicembre 2019 – sarà comunque il 1° aprile 2019. Decorrenza che si sposta al 1° agosto 2019 nel caso dei dipendenti pubblici.
Ma andiamo con ordine e vediamo per sommi capi i punti principali del decreto legge, che ha come obiettivo quello di tutelare le fasce deboli della società e di rilanciare l’occupazione
Reddito di cittadinanza (RdC). Cos’è, soggetti interessati, importo e durata
Il cavallo di battaglia del M5S ha una duplice funzione: quello di garantire un livello minimo di sussistenza e incentivare la crescita personale e sociale dell’individuo attraverso la libera scelta del lavoro e favorire il diritto all’informazione, all’istruzione, alla formazione e alla cultura.
Il sostegno economico si trasforma, invece, in pensione di cittadinanza per i nuclei familiari composti esclusivamente da uno o più componenti di età pari o superiore a 67 anni (prima era pari a o superiore a 65 anni), adeguata agli incrementi della speranza di vita.
L’importo del reddito di cittadinanza oscilla tra i 480 e i 9.360 euro annui, in considerazione di alcuni parametri legati al reddito ISEE. Esso decorre dal mese successivo a quello della richiesta ed è riconosciuto, fermo rimanendo il possesso dei requisiti, per un periodo continuativo non superiore ai 18 mesi. Può essere rinnovato, previa sospensione di un mese.
Il Rdc viene riconosciuto dall’INPS ed è erogato tramite la Carta Rdc. Ai suoi beneficiari sono estese le agevolazioni relative alle tariffe elettriche e quelle riguardanti la compensazione per la fornitura di gas naturale riconosciute alle famiglie economicamente svantaggiate.
Per accedere al beneficio bisogna avere determinati requisiti reddituali e patrimoniali, ossia:
- un valore dell’ISEE non superiore ad euro 9.360;
- un valore del patrimonio immobiliare, diverso dalla casa di abitazione, non superiore ad euro 30.000;
- un valore del patrimonio mobiliare, non superiore ad una soglia di euro 6.000, accresciuta di euro 2.000 per ogni componente il nucleo familiare successivo al primo, fino ad un massimo di euro 10.000, incrementato di ulteriori euro 1.000 per ogni figlio successivo al secondo, nonché di ulteriori euro 5.000 per ogni componente con disabilità, come definita a fini ISEE;
- un valore del reddito familiare, inclusivo dei trattamenti assistenziali percepiti, inferiore ad una soglia di euro 6.000 annui moltiplicata per il corrispondente parametro della scala di equivalenza.
Altre disposizioni riguardano la non disponibilità di autoveicoli, motoveicoli, navi e imbarcazioni da diporto. Viene inoltre prevista la compatibilità del Reddito di cittadinanza con la NASpI e con altre forme di sostegno al reddito.
Per la Pensione di cittadinanza, i requisiti di accesso e le regole del beneficio economico sono le medesime del Rdc.
È importante sottolineare, inoltre che si introducono alcune misure “anti-divano”, ossia che garantiscono l’inserimento o il reinserimento del beneficiario del Rdc nel mondo del lavoro, attraverso un percorso personalizzato che potrà riguardare attività al servizio della comunità, riqualificazione professionale, completamento degli studi, nonché altri impegni individuati dai servizi competenti finalizzati all’inclusione sociale e all’inserimento nel mercato del lavoro.
In particolare, il beneficiario dovrà sottoscrivere il patto per il Lavoro o per l’inclusione sociale, partecipare alle specifiche iniziative formative previste e non potrà rifiutare le offerte di lavoro proposte dai Centri per l’impiego in base a specifici requisiti di distanza e di durata del periodo di disoccupazione.
Sono introdotti anche incentivi per le imprese che assumono il beneficiario di RdC a tempo pieno e indeterminato, sotto forma di esoneri contributivi, nonché per i beneficiari che avviano un’attività lavorativa autonoma o di impresa individuale o una società cooperativa entro i primi 12 mesi di fruizione.
Quota 100. Come funziona e soggetti interessati
L’altro punto fermo voluto dal governo di maggioranza è quota 100, che prevede un’uscita anticipata e alternativa dal mondo dal lavoro, rispetto ai requisiti ordinari previsti dalla Riforma Fornero. Il decreto, in particolare, introduce il diritto alla pensione anticipata, senza alcuna penalizzazione, al raggiungimento di un’età anagrafica di almeno 62 anni e di un’anzianità contributiva minima di 38 anni. La misura è sperimentale e vale per il triennio “2019-2021”.
Ma da quando è possibile andare in pensione? Ebbene, l’uscita è differenziata a seconda che si tratti di un lavoratore privato o pubblico. Nel primo caso, la finestra mobile si aprirà dal primo aprile 2019 se raggiunto i requisiti indicati entro il 31 dicembre 2018. Per i lavoratori pubblici, invece, che abbiano maturato i requisiti entro la data di entrata in vigore del decreto, la prima decorrenza utile è agosto 2019. Inoltre, potranno andare in pensione dal prossimo primo settembre (inizio dell’anno scolastico) i lavoratori della scuola.
Il decreto prevede, inoltre:
- la possibilità di andare in pensione in anticipo con 42 anni e 10 mesi di contributi, se uomini, e con 41 anni e 10 mesi di contributi, se donne. Maturati i requisiti, i lavoratori e le lavoratrici percepiscono la pensione dopo tre mesi;
- la possibilità per le donne di andare in pensione a 58 anni se dipendenti e 59 se autonome, con almeno 35 anni di contributi al 31 dicembre 2018 (c.d. opzione donna);
- la non applicazione degli adeguamenti alla speranza di vita per i lavoratori precoci, che potranno quindi andare in pensione con 41 anni di contributi. Anche in questo caso, il diritto al trattamento pensionistico decorre dopo tre mesi dalla data di maturazione dei requisiti;
- il riscatto agevolato del periodo di laurea entro i 45 anni;
- la facoltà di riscatto di periodi non coperti da contribuzione, con una detraibilità dell’onere del 50% in cinque quote annuali e la rateizzazione fino a 60 mesi, a condizione di non aver maturato alcuna contribuzione prima del 31 dicembre 1995 e di non essere titolari di pensione;
- disposizioni in materia di pagamento del trattamento di fine servizio o di fine rapporto, che prevedono la corresponsione della relativa indennità sulla base di una specifica richiesta di finanziamento da parte degli aventi diritto, con la costituzione di uno specifico fondo di garanzia;
- l’istituzione del “Fondo bilaterale per il ricambio generazionale”, che prevede la possibilità di andare in pensione tre anni prima di quota 100 purché si abbia una contemporanea assunzione a tempo indeterminato.
- eDotto.com – Edicola del 8 gennaio 2019 - Reddito di cittadinanza (RdC). Sgravi contributivi per chi assume – Bonaddio
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