Pubblicato il terzo rapporto INPS sulle pensioni pagate all’estero

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Pubblicato il terzo rapporto INPS sulle pensioni pagate all’estero

Con comunicato stampa del 28 ottobre 2024, l’INPS rende noto che è disponibile il terzo rapporto sulle pensioni pagate all’estero aggiornato al 2023. Oggetto di analisi i dati sociali e previdenziali dedicati al fenomeno della migrazione, ai suoi effetti e alla comparazione tra il dato storico e il risultato dei trasferimenti avviati post anni 2000.

Il rapporto annuale dell’INPS sulle pensioni pagate all’estero fornisce un contributo significativo sull’evoluzione dei flussi migratori italiani e sul ruolo della previdenza sociale nel sostenere i cittadini pensionati fuori dai confini nazionali. 

L’INPS attualmente eroga pensioni a più di 310.000 beneficiari (circa il 2,3% del totale delle pensioni erogate) e le distribuisce in circa 160 paesi. 

Dislocazione delle pensioni pagate all’estero

La maggior parte dei pagamenti delle pensioni all’estero è localizzata nel continente europeo, in America e in Australia. Da un’analisi tendenziale, si evidenzia un incremento dei pagamenti di pensioni in Europa (+4,5%) e una forte crescita di quelle pagate in Asia, in Africa e in America centrale, rispettivamente +39,7%, +34% e +22,1%), determinata – per lo più – da contribuenti italiani che, dopo aver conseguito il diritto alla pensione, tornano nel loro paese di origine. 

Sebbene Germania, Svizzera e Austria, risultano essere ancora paesi di destinazione degli italiani, sui nuovi espatri, spesso di ex lavoratori altamente qualificati, si registra un aumento significativo verso l’Ucraina, la Romania, la Moldavia e la Spagna, che registrano un incremento, in termini di valori assoluti, più consistente. 

Considerazioni e analisi dei dati statistici

L’analisi effettuata dall’Istituto previdenziale evidenzia che gli spostamenti del passato erano per lo più legati alla necessità ed al binomio ricchezza-povertà, alle grandi ondate di migranti con effetti lunghi e duraturi sulle persone, sui luoghi e sulle comunità. 

Gli spostamenti più recenti, invece, sembrano essere legati ad altre necessità, a nuovi e complessi fattori motivazionali, quali la volontà di superare le barriere nazionali e scoprire nuove culture, nuovi mercati e nuove occasioni di realizzazione personale e professionale. Si noti, infatti, che quasi il 50% degli emigrati italiani ha un’età compresa tra i 20 e i 49 anni, con un livello di istruzione medio-alto. Certamente, rispetto a tale dato hanno influito fortemente alcuni processi evolutivi come il commercio online, l’industria dell’intrattenimento domestico e il remote working. 

Questo scenario apre prospettive rilevanti per la sostenibilità futura del sistema pensionistico e suggerisce un’attenzione crescente per le nuove esigenze dei pensionati che scelgono di vivere all’estero. 

 

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