Post su Facebook riferito al precedente datore: no al licenziamento

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Post su Facebook riferito al precedente datore: no al licenziamento

La pubblicazione di un post su Facebook ritenuto lesivo dell'immagine aziendale può sollevare questioni delicate in ambito disciplinare. Tuttavia, la responsabilità disciplinare non può essere affermata in assenza di elementi che colleghino in modo chiaro e inequivocabile il comportamento del lavoratore all'attività o alla reputazione del datore di lavoro.

Post su facebook riferito all'ex datore? Licenziamento illegittimo

Con ordinanza n. 28828 dell'8 novembre 2024, la Corte di cassazione, Sezione lavoro, si è occupata di un caso di licenziamento disciplinare, in cui il lavoratore era stato allontanato per aver pubblicato su Facebook un post ritenuto dalla società lesivo dell'immagine aziendale.

Nei gradi di merito, il Tribunale e la Corte d'Appello avevano giudicato illegittimo il licenziamento, disponendo la reintegrazione del dipendente e il pagamento di un risarcimento economico.

La società datrice, insoddisfatta dell'esito, aveva presentato ricorso in Cassazione, sollevando diverse questioni, tra cui l'insufficienza delle motivazioni della sentenza d'appello e una presunta violazione dei limiti del diritto di critica esercitato dal lavoratore.

La decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando l'illegittimità del licenziamento.

Il post contestato è stato valutato come "non riconducibile al suo attuale datore di lavoro, che solo di recente ha rilevato lo stabilimento", in quanto privo di riferimenti, diretti o indiretti, all'azienda presso cui il lavoratore era impiegato.

La mancanza di una correlazione tra il contenuto della pubblicazione e l'identità del datore di lavoro ha portato la Corte a concludere che non sussistesse alcun comportamento disciplinarmente rilevante.

Nella sua decisione, la Corte ha altresì ritenuto che le motivazioni espresse dalla Corte d'Appello fossero sufficientemente chiare e coerenti, idonee a illustrare l’iter logico seguito per giungere al giudizio di illegittimità del licenziamento.

È stato inoltre chiarito che la Cassazione non può procedere a una rivalutazione dei fatti di merito già giudicati in precedenza, limitandosi a verificare l'applicazione corretta delle norme di diritto. Il diritto di critica del lavoratore, nel caso in esame, è stato ritenuto esercitato entro i limiti consentiti, senza contenuti offensivi o lesivi dell’immagine aziendale.

La conclusione del procedimento ha comportato la condanna della società ricorrente al pagamento delle spese legali e al versamento dell’ulteriore contributo unificato previsto dalla normativa.

Tabella di sintesi della decisione

Sintesi del caso Un lavoratore è stato licenziato per aver pubblicato un post su Facebook, ritenuto dalla società lesivo dell'immagine aziendale. Nei gradi di merito, il licenziamento è stato dichiarato illegittimo.
Questione dibattuta Se il contenuto del post potesse essere considerato lesivo dell'immagine aziendale e, quindi, giustificare un licenziamento disciplinare.
Soluzione della Corte di Cassazione La Corte ha rigettato il ricorso della società, stabilendo che il post non era "riconducibile al suo attuale datore di lavoro", mancando riferimenti diretti o indiretti all'azienda. Il licenziamento è stato ritenuto illegittimo.
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