Nuovo codice della crisi d’impresa, all'insegna del controllo interno e della continuità aziendale
Pubblicato il 31 gennaio 2019
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Nei primi giorni di gennaio, il Consiglio dei Ministri ha approvato in via definitiva il nuovo Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza, in attuazione della Legge delega per la riforma delle discipline della crisi di impresa e dell'insolvenza n. 155 del 19 ottobre 2017, ma che tuttavia non entrerà in vigore nell’immediato.
Obiettivo della riforma è consentire alle imprese in difficoltà finanziaria di ristrutturarsi, anticipando i tempi dell’individuazione delle situazioni di crisi, per evitare l’insolvenza e per poter proseguire l’attività.
Tra le novità si segnala, in particolare, l’introduzione di una fase preventiva di allerta, la previsione di misure premiali per l’imprenditore che presenta istanza tempestiva di accesso alla composizione della crisi, nonché la procedura dell’esdebitazione per la liberazione dai debiti.
Inoltre, il nuovo codice potrebbe rappresentare l’occasione per introdurre una vera cultura negoziale volta a valorizzare il ruolo dei creditori nella gestione della crisi di impresa.
Il Codice della crisi d’impresa è destinato a sostituire la Legge Fallimentare, che come noto è stata rivista molte volte nel corso degli anni.
Nel Codice confluisce una larga parte della legislazione dell’insolvenza, che oggi risulta frammentata tra provvedimenti diversi.
Viene, in particolare, collocata la disciplina del sovraindebitamento, ovvero del “fallimento” del consumatore o delle piccolissime imprese, e vengono introdotte modifiche anche al Codice civile sul versante degli organi di controllo interni delle società e della responsabilità degli amministratori.
Tra gli obiettivi della riforma, vi è principalmente la conservazione dell’attività aziendale, con la previsione di alcuni elementi tra cui il principale è rappresentato dalla introduzione di misure di allerta che puntano a favorire l’emersione tempestiva della crisi prima dell’insolvenza conclamata.
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