Niente attenuanti se la confessione è resa solo per calcolo defensionale

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Con sentenza n. 24504 del 2010, la Cassazione ha respinto il ricorso presentato da un uomo a cui il giudice del rinvio – la vicenda era già stata sottoposta alla Corte di legittimità – aveva confermato la condanna per omicidio senza l'applicazione delle attenuanti generiche. La difesa dell'imputato lamentava un particolare travisamento della prova sostenendo che non era stato tenuto in debito conto il fatto che l'uomo, in sede di interrogatorio volontario, aveva reso una confessione. Anzi, per il ricorrente la Corte territoriale non aveva chiarito i motivi per i quali la confessione era stata ritenuta come frutto di calcolo anziché indice di sincero ravvedimento. 

Posizione, questa, non condivisa dai giudici di legittimità secondo cui la Corte di merito aveva fornito un'esauriente spiegazione in proposito. In particolare, la Suprema corte ha precisato che, nel caso di specie, in considerazione sia della gravità del fatto, sia della condotta successiva tenuta dall'uomo che delle dichiarazioni con cui lo stesso aveva mostrato di disprezzare l'altrui vita, l'interrogatorio reso doveva ritenersi certamente dettato dal calcolo defensionale e non poteva, pertanto, essere positivamente apprezzabile per il solo fatto di essere stato provocato dall'imputato stesso.
Anche in
  • Il Sole 24 Ore – Norme e Tributi, p. 9 - Confessione «strategica» senza sconti - Pascasi

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