L'indennizzo riconosciuto deve essere correlato a quanto richiesto
Autore: Eleonora Pergolari
Pubblicato il 08 aprile 2010
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Nel giudizio promosso per il risarcimento da ingiusta detenzione, il giudice non può liquidare un indennizzo quantitativamente più alto rispetto a quello richiesto dal ricorrente; deve esservi, cioè, correlazione fra il chiesto e il pronunciato.
E' quanto ricordato dai giudici di legittimità nel testo della sentenza n. 12902 del 7 aprile 2010 con la quale è stata ribaltata una decisione della Corte di appello di Lecce che aveva riconosciuto in favore di un uomo, accusato di reati di mafia, un indennizzo per l'ingiusta detenzione pari alla somma di 60 mila euro quando lo stesso, nel ricorso, ne aveva chiesti solo 25 mila. Proprio in funzione della natura civilistica della procedura per la riparazione dell'ingiusta detenzione, “la condanna del ministero dell'Economia al pagamento dell'indennizzo consegue necessariamente alla proposizione della domanda da parte dell'interessato”.
E' quanto ricordato dai giudici di legittimità nel testo della sentenza n. 12902 del 7 aprile 2010 con la quale è stata ribaltata una decisione della Corte di appello di Lecce che aveva riconosciuto in favore di un uomo, accusato di reati di mafia, un indennizzo per l'ingiusta detenzione pari alla somma di 60 mila euro quando lo stesso, nel ricorso, ne aveva chiesti solo 25 mila. Proprio in funzione della natura civilistica della procedura per la riparazione dell'ingiusta detenzione, “la condanna del ministero dell'Economia al pagamento dell'indennizzo consegue necessariamente alla proposizione della domanda da parte dell'interessato”.
- ItaliaOggi, p. 20 – Ingiusta detenzione risarcita secondo le richieste di parte
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