Legittima la cessione d'azienda ad un prezzo inferiore a causa delle cattive condizioni di salute dell'imprenditore
Autore: Eleonora Pergolari
Pubblicato il 06 settembre 2013
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E' stato definitivamente annullato dai giudici di Cassazione – sentenza n. 20427 del 5 settembre 2013 – l'accertamento che l'Ufficio finanziario aveva notificato ad un contribuente per contestargli una maggiore plusvalenza, ai fini Irpef, relativamente ad una cessione di azienda in cui il valore di vendita era stato dallo stesso indicato in misura inferiore rispetto a quello determinato in via definitiva ai fini dell'imposta di registro.
L'uomo si era opposto alla pretesa dell'Ufficio deducendo di aver proceduto con la vendita ad un prezzo inferiore in considerazione delle cattive condizioni di salute in cui versava e che lo avevano indotto a cedere l'azienda.
Gli organi giudicanti nel merito, sia in primo che in secondo grado, avevano considerato legittima detta motivazione e per questo avevano provveduto all'annullamento della maggiore pretesa.
E la Suprema corte, a sua volta, ha confermato questa statuizione ritenendo che la Commissione tributaria regionale avesse correttamente escluso la corrispondenza tra i due valori in considerazione delle comprovate precarie condizioni di salute del contribuente.
- Il Sole 24Ore – Norme e Tributi, p. 30 – I problemi di salute giustificano la «svendita» - Iorio
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