Decontribuzione per lavoratrici, dietro front del Governo
Pubblicato il 06 novembre 2023
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Fra i principali temi in agenda del governo Meloni, il sostegno alle famiglie approda nella bozza della Legge di Bilancio 2024 approvata dal Consiglio dei Ministri il 24 ottobre 2023 (il testo integrale è disponibile qui), con due misure sostanziali: il bonus nido (si veda l’articolo ”Bonus nido, ecco cosa cambia con la Legge di Bilancio 2024" ) e la decontribuzione a favore delle lavoratrici con due o più figli.
In sostanza, con la decontribuzione, i contributi a carico della lavoratrice, pari circa ad un terzo del totale, saranno coperti dallo Stato.
Me vediamo a che condizioni e con quali limiti temporali.
Durata
Contrariamente a quanto pensato inizialmente, la decontribuzione per le lavoratrici con almeno due figli non è una misura strutturale ma solo sperimentale, avendo validità per l'anno 2024 (e non per il biennio 2024-2026 come in un primo momento indicato nella bozza della legge di Bilancio 2024 oggetto di errata corrige da parte del Ministero dell'economia del 3 novembre 2023) con due differenze:
- fino al compimento dei 18 anni del figlio più piccolo, per le madri con 3 o più figli;
- in via sperimentale anche per le madri con 2 figli, di cui il più piccolo sotto i 10 anni di età.
Ambito di applicazione
Beneficeranno della decontribuzione tutte le lavoratrici con rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato, ad esclusione di quello domestico; restano perciò escluse le lavoratrici autonome.
Misura
La decontribuzione verrà riconosciuta nel limite massimo annuo di 3.000 euro riparametrato su base mensile; busta paga quindi più pesante, per un costo a carico dello Stato che dovrebbe aggirarsi intorno ai 700 milioni di euro.
Qualche considerazione
Come tutti i sostegni economici, la decontribuzione è senz’altro da accogliere positivamente perché viene incontro alle famiglie in una congiuntura economica e sociale molto delicata quale è quella che stiamo attraversando; proprio per questo, però, un tetto di reddito oltre il quale non poter beneficiare della misura economica avrebbe forse portato ad una maggiore equità della stessa.
Bisogna, inoltre, notare che con la decontribuzione generale riconosciuta dall’art. 39 del Decreto lavoro (6% se la retribuzione imponibile parametrata su base mensile per tredici mensilità non ecceda l'importo mensile di 2.692 euro o 7% se non ecceda l'importo mensile di 1.923 euro), il beneficio reale in busta paga è, rispettivamente, del 3,19% o del 2,19%. In linea generale, infatti, l’aliquota contributiva per un lavoratore dipendente è pari al 33%, di cui il 9,19% a proprio carico e il restante 23,81% a carico del datore di lavoro.
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