Le rimanenze al “Lifo” rischiano la svalutazione
Autore: eDotto
Pubblicato il 12 febbraio 2009
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A causa del forte crollo delle quotazioni di molte materie prime registratosi nel secondo semestre del 2008, la valutazione delle rimanenze di magazzino a fine esercizio presenta delle difficoltà. Vista la non stabilità dei prezzi, un diverso criterio di valorizzazione delle rimanenze potrebbe avere effetti diversi sul bilancio. Secondo il principio contabile nazionale 13, le rimanenze devono essere valutate in base al minor prezzo di costo e di mercato. I metodi di determinazione del costo, oltre a quello del costo specifico, sono “Fifo”, “costo medio ponderato” e “Lifo”. In caso di stabilità di prezzi i tre metodi portano a dei risultati similari, cosa che invece non avviene in condizioni di prezzi discendenti. Il metodo del costo medio ponderato cerca di livellare i movimenti dei prezzi. Il metodo Fifo valuta il magazzino ai costi più recenti, ricalcando il flusso fisico delle materie ed espone le rimanenze a prezzi più recenti; mentre, il Lifo presuppone un andamento crescente dei prezzi, valorizza i prezzi più recenti, lasciando in magazzino gli acquisti più remoti. La scelta del metodo da applicare ha, dunque, molta rilevanza per le società che si apprestano a chiudere il bilancio 2008. In presenza di prezzi discendenti, infatti, il metodo Lifo tende a comportare un aumento di utili, mentre il Fifo tende a comprimerli. Dunque, in caso di applicazione del Lifo potrebbe essere necessario agire sulle rimanenze a fine anno, svalutandole per ricondurle a un valore non superiore a quello di mercato. In caso di accertamento, poi, spetterà all’impresa che svaluta fornire tutti gli elementi necessari per provare la sostituzione del costo storico con il minor valore normale.
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