Infortunio sul lavoro: datore assolto se il dipendente non rispetta i piani di sicurezza
Pubblicato il 03 giugno 2024
In questo articolo:
- Lavoratore infortunato per mancato rispetto di POS e PSC? Datore non responsabile
- Motivazioni del Ricorso alla Corte di Cassazione
- Dettagli Tecnici sulla Sicurezza sul Lavoro: POS e PSC
- Analisi della Sentenza della Corte di Cassazione
- Le motivazioni della decisione
- Conclusioni della Corte di Cassazione: condanna annullata senza rinvio
- Tabella di sintesi della sentenza
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Il dipendente infortunato non ha rispettato il divieto assoluto di intervenire sancito nei documenti aziendali sulla sicurezza in caso di rottura delle tubazioni? Va annullata la condanna penale comminata al datore di lavoro.
Con sentenza n. 20801 del 28 maggio 2024, la Corte di Cassazione ha ribaltato la condanna per lesioni personali colpose impartita dai giudici di merito a un datore di lavoro per l'infortunio sul lavoro occorso a un proprio dipendente.
Lavoratore infortunato per mancato rispetto di POS e PSC? Datore non responsabile
Contesto dell'Infortunio sul Lavoro
Il lavoratore, nella vicenda esaminata, aveva subito gravi ustioni durante un'operazione di scavo, a causa di una fiammata generata dal contatto tra un demolitore e una tubatura del gas danneggiata.
La Condanna per Violazione delle Norme Antinfortunistiche
Il Tribunale, in primo grado, aveva condannato il datore di lavoro per violazione delle norme di sicurezza sul lavoro.
La Corte di Appello, in parziale riforma, aveva ridotto le colpe attribuite al datore, riconoscendo la mancanza di adeguata formazione e informazione dei lavoratori come unico profilo di colpa.
Secondo i giudici di secondo grado, il datore di lavoro non aveva fornito adeguate istruzioni operative né aveva valutato correttamente i rischi, specialmente riguardo alla gestione di incidenti come la rottura di tubature del gas durante le operazioni di scavo.
Motivazioni del Ricorso alla Corte di Cassazione
Il datore di lavoro aveva presentato ricorso contro la sentenza della Corte d'Appello, sostenendo che le procedure di sicurezza aziendali erano adeguate e i lavoratori erano stati adeguatamente formati.
Il ricorrente, in particolare, aveva evidenziato che i documenti aziendali, come il Piano Operativo di Sicurezza (POS) e il Piano di Sicurezza e Coordinamento (PSC), includevano specifiche misure di prevenzione e istruzioni operative per gestire i rischi legati alle operazioni di scavo e alla gestione di emergenze.
Dettagli Tecnici sulla Sicurezza sul Lavoro: POS e PSC
Il POS - si rammenta - è un documento obbligatorio che descrive le misure di prevenzione e protezione per la sicurezza dei lavoratori nei cantieri temporanei o mobili, in conformità con il Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro.
Il PSC è un documento obbligatorio nei cantieri con più imprese, in cui sono descritte le misure di sicurezza e le procedure operative per prevenire rischi e coordinare le attività,
Analisi della Sentenza della Corte di Cassazione
La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del datore di lavoro, rilevando vizi di illogicità e contraddittorietà nelle motivazioni della Corte d'Appello.
La Suprema corte, nel dettaglio, ha evidenziato che le procedure aziendali prevedevano chiaramente il divieto assoluto di operare fino all'autorizzazione del preposto, confermando che i lavoratori erano stati informati adeguatamente su tali procedure.
Le motivazioni della decisione
Queste, segnatamente, le motivazioni rese dalla Quarta sezione penale della Cassazione.
Suddivisione delle Fasi
La Corte di Appello aveva suddiviso l'evento in due fasi distinte, attribuendo doveri di informazione e formazione differenti a ciascuna fase.
Questa distinzione, tuttavia, era illogica e contraddittoria poiché la formazione e l'informazione date nella prima fase erano da considerare adeguate e complete per tutta la procedura.
Procedure Aziendali
Nella specie, il divieto sancito nei documenti segnalati, portati alla conoscenza dei lavoratori, di continuare ad operare fino a che il preposto non avesse autorizzato la ripresa dei lavori, era assorbente, in quanto assoluto e valevole per tutta la procedura conseguente alla rottura del tubo.
Il lavoratore, per stessa ammissione della Corte d'appello, era stato reso edotto che non avrebbe dovuto effettuare alcun tipo di intervento fino a che lo stato dei luoghi non fosse stato ripristinato e fino a che il preposto, che correttamente aveva fatto intervenire, lo avesse autorizzato.
Il divieto prescritto era destinato ad operare anche nell'individuata seconda fase, ovvero quella demandata ai tecnici del gas incaricati della riparazione.
In altri termini, la condotta tenuta dal lavoratore, infortunato in questa seconda fase - e consistita nell'assecondare, in contrasto con le direttive aziendali, la richiesta dei tecnici del gas intervenuti - non poteva ritenersi determinata da una carenza della stessa formazione - informazione.
Carenza di Prove di Formazione Specifica
A ben vedere, la Corte di Appello aveva ritenuto insufficiente la formazione specifica dei lavoratori riguardo alla gestione dei rischi di esplosione e incendio, senza confrontarsi adeguatamente con le conclusioni dei consulenti tecnici della difesa che avevano attestato la completezza della formazione ricevuta dai lavoratori.
Conclusioni della Corte di Cassazione: condanna annullata senza rinvio
La Corte di Cassazione, in definitiva, ha concluso che l'unico profilo di colpa individuato dalla Corte di Appello non era supportato da sufficienti prove.
Ha quindi annullato, senza rinvio, la sentenza impugnata, dichiarando che il fatto non sussisteva.
Tabella di sintesi della sentenza
Sintesi del Caso | Un lavoratore ha subito gravi ustioni durante un'operazione di scavo a causa di una fiammata partita da un demolitore che ha colpito una tubatura del gas danneggiata. |
Questione Dibattuta | La responsabilità del datore di lavoro per la mancata formazione e informazione dei lavoratori sui rischi specifici connessi alle operazioni di scavo e alla gestione di emergenze, come la rottura di tubature del gas. |
Soluzione della Corte di Cassazione | La Corte di Cassazione ha annullato la condanna del datore di lavoro, rilevando che le procedure aziendali (POS e PSC) prevedevano chiaramente il divieto assoluto di operare fino all'autorizzazione del preposto e che i lavoratori erano stati adeguatamente informati su tali procedure. |
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