Imposta sui servizi digitali (DST). Nuovo rinvio

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Imposta sui servizi digitali (DST). Nuovo rinvio

Arriva con un comunicato del Ministero dell’Economia e delle Finanze l’avviso di una nuova proroga per il primo appuntamento con l’imposta sui servizi digitali (DST).

La tassa sui giganti del web è stata prevista dalla legge di Bilancio (n. n. 145/2018) per colpire le multinazionali che operano tramite internet; si applica, infatti, alle imprese con fatturato globale oltre 750 milioni di euro e ricavi in Italia non inferiori a 5,5 milioni. L’aliquota è del 3 per cento sui ricavi derivanti dalla fornitura dei servizi:

  • di veicolazione su un'interfaccia digitale di pubblicità mirata agli utenti della medesima interfaccia;
  • di messa a disposizione di un'interfaccia digitale multilaterale che consente agli utenti di essere in contatto e di interagire tra loro, anche al fine di facilitare la fornitura diretta di beni o servizi;
  • di trasmissione di dati raccolti da utenti e generati dall'utilizzo di un'interfaccia digitale.

Inizialmente il versamento dell’imposta doveva avvenire il 16 febbraio 2021, ma il Dl n. 3/2021 ha spostato il termine al 16 marzo; modificato anche il termine per inviare la dichiarazione annuale portato dal 31 marzo al 30 aprile 2021.

Imposta sui servizi digitali (DST). Nuova proroga per il pagamento

Ora, con comunicato stampa n. 46 del 9/3/2021 il Mef annuncia che sarà emanato un provvedimento contenente i nuovi termini per il versamento dell’imposta sui servizi digitali e la relativa dichiarazione:

  • 16 maggio 2021 per il versamento dell’imposta;
  • 30 giugno 2021 per la presentazione della dichiarazione.

Molto probabilmente la modifica sarà veicolata dall’atteso nuovo Decreto Sostegno, a cui il Governo sta lavorando febbrilmente e che dovrebbe vedere la luce la prossima settimana.

Occorre porre in evidenza che a livello internazionale sono in atto negoziati Ocse, che dovrebbero terminare a giugno, per arrivare ad una tassazione uniforme dei colossi informatici del web. Naturale che, una volta raggiunto l’accordo dei paesi Ocse sull’imposta, la tassa italiana dovrebbe lasciare il posto alla disciplina varata dall’Organismo per lo Sviluppo Economico.

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