Il vincolo di subordinazione qualifica il contratto di lavoro dipendente

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Ai fini della corretta qualificazione di un lavoratore come “lavoratore dipendente” è necessario verificare la subordinazione di quest’ultimo. Non è, infatti, sufficiente per le parti stabilire nel contratto se il lavoro sia da svolgere in forma autonoma o in forma subordinata, se poi in effetti il reale svolgimento del lavoro è difforme dalla formale veste contrattuale adottata. Come emerso, più volte, nelle pronunce della Corte di Cassazione, infatti, non è il nomen iuris scelto dalle parti che identifica un contratto, ma si deve appurare il reale svolgimento dell’attività lavorativa svolta. Anche nella recente sentenza n. 24054/2009, la Suprema Corte ribadisce questo principio, stabilendo che è l’unico punto fermo per verificare “di fatto” il rapporto sussistente tra datore di lavoro e lavoratore.

È a tutti noto, che gli elementi caratterizzanti il rapporto di lavoro sono: la retribuzione, la collaborazione e la subordinazione. Mentre i primi due elementi possono essere presenti in varie forme contrattuali (si veda la collaborazione coordinata e continuativa), il requisito della subordinazione è quello che più di tutti caratterizza il lavoro dipendente. Cioè, la subordinazione è il requisito decisivo per inquadrare un contratto di lavoro come subordinato. Tutto ciò non è, però, chiaro dal punto di vista legislativo e di fatto ha alimentato numerose prese di posizioni da parte dei giudici, che caso per caso sono stati chiamati a verificare la presenza del citato requisito.

Dalle diverse pronunce della Cassazione sull’argomento è emerso che:

- la subordinazione consiste nell’assoggettamento del lavoratore al potere direttivo, organizzativo e gerarchico del datore di lavoro (sentenza n. 6919/1994);

- la distinzione tra collaborazione e subordinazione si identifica nell’inserimento del lavoratore nell’organizzazione dell’impresa in modo continuativo e sistematico sotto il controllo del datore di lavoro (sentenza n. 6086/1991 e 7608/1991).

Ma, anche più di recente, la Cassazione (sentenza n. 11937/2009) ha ribadito che nonostante sia di fondamentale importanza atrribuire rilevanza alla collaborazione, all’orario determinato, alla continuità, all’inserimento della prestazione nell’organizzazione aziendale, l’elemento che discrimina il rapporto di lavoro subordinato dal lavoro auotonomo resta sempre la subordinazione.

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