Giudici di pace Nuova astensione dalle udienze

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Giudici di pace Nuova astensione dalle udienze

I giudici di pace dell’Unagipa (Unione Nazionale Giudici di Pace) hanno proclamato una nuova astensione dalle udienze che si terrà nei giorni dal 20 al 24 marzo 2017.

Questo in quanto il Governo non avrebbe manifestato alcun segnale di sensibilità nei confronti delle diverse istanze presentate dalla categoria.

La prosecuzione delle azioni di protesta è stata deliberata “nel caso in cui il Governo ed il Ministro della Giustizia non modifichino l’attuale posizione lesiva non solo dei diritti fondamentali dei giudici di pace, ma anche delle garanzie approntate dalla Costituzione a tutela dei cittadini e delle imprese che accedono al servizio Giustizia, adottando tutte le necessarie ed improcrastinabili misure”. E’ quanto si apprende dal testo dell’atto di proclamazione dello sciopero del 10 marzo 2017.

Le ragioni della nuova astensione sono anche state illustrate dal segretario generale dell’Unagipa, Alberto Rossi, in un comunicato dell’11 marzo 2017, nel quale viene spiegato come quella della protesta sia “l’unica strategia che può portare risultati concreti”.

Incontro Anm – Associazioni magistrati onorari

Nel frattempo, si segnala che, nei giorni scorsi, si è tenuto un incontro tra la Giunta esecutiva dell’Associazione nazionale magistrati (Anm) e le delegazioni delle associazioni della magistratura onoraria (tra le quali Angdp, Confederazione G.d.P., Federmot, Unagipa, Unimo).

In questa sede, la Giunta dell’Anm avrebbe ascoltato con attenzione la proposta avanzata dai magistrati onorari con particolare riferimento alla normativa transitoria.

I giudici onorari – da quanto si legge nella nota congiunta pubblicata dopo l’incontro – hanno, in particolare, spiegato come la permanenza nelle funzioni per i magistrati attualmente in servizio, la giusta retribuzione e le tutele previdenziali ed assistenziali, sarebbero, non solo, in linea con i dettami costituzionali, ma risponderebbero anche “alla pretesa di ancoramento della normativa sulla magistratura precaria in servizio imposta dalle istituzioni europee”.

L’intento perseguito sarebbe semplicemente “quello di vedere garantito il diritto ad un trattamento previdenziale al pari di qualunque lavoratore” e non l’ingresso nella magistratura di carriera.

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