Fallimento a prescindere dalla risoluzione del concordato omologato

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Fallimento a prescindere dalla risoluzione del concordato omologato

Sezioni Unite civili: ammissibile l'istanza di fallimento nei confronti di impresa già ammessa al concordato preventivo omologato, a prescindere dall'intervenuta risoluzione del concordato medesimo.

Dichiarazione di fallimento senza risolvere il concordato, possibile?

Il debitore ammesso al concordato preventivo omologato che si dimostri insolvente nel pagamento dei debiti concordatari può essere dichiarato fallito, su istanza dei creditori, del Pubblico ministero o sua propria, anche prima ed indipendentemente dalla risoluzione del concordato.

Lo prevede la disciplina della Legge Fallimentare risultante dalle modificazioni apportate dal D. Lgs. n. 5/2006 e dal D. Lgs. n. 169/2007.

E' questa la soluzione prospettata dalle SS. UU. civili della Corte di cassazione rispetto alla questione ad esse rimessa dalla Prima sezione, relativa all'ammissibilità dell'istanza di fallimento ex art. 6 e 7 della L. Fall. nei confronti di società già ammessa al concordato preventivo poi omologato, in assenza dell'intervenuta risoluzione del medesimo concordato.

Fallimento e concordato preventivo, dibattito dottrinale e giurisprudenziale

Altri precedenti di legittimità, pur non occupandosi specificamente della peculiare problematica, avevano dato per presupposto che la dichiarazione di fallimento potesse avvenire senza la preliminare risoluzione del concordato omologato.

Tale indirizzo, tuttavia, non ha trovato piena condivisione da parte di autorevole dottrina, secondo la quale la possibilità di fallimento "omisso medio" troverebbe ostacolo nella specialità della disciplina concordataria.

Segnalata, in tale contesto, anche la sentenza della Corte costituzionale n. 106/2004 che, benché  intervenuta prima della riforma della Legge fallimentare, aveva espresso il principio secondo cui la subordinazione della dichiarazione di fallimento, per obbligazioni anteriori al concordato, alla previa risoluzione di quest'ultimo non risultava affatto imposta dall'ordinamento né, in particolare, dalla obbligatorietà del concordato per tutti i creditori anteriori.

Sezioni Unite: fallimento anche senza risoluzione

Con sentenza n. 4696  del 14 febbraio 2022, le Sezioni Unite civili hanno dapprima ricordato come tra la procedura concordataria e quella fallimentare debba sussistere un coordinamento asimmetrico, volto ad attribuire preminenza allo scopo preventivo e alternativo della prima, anche indipendentemente dalla priorità temporale di presentazione delle relative istanze (principio di prevenzione).

Tale assunto, tuttavia, non si pone in contrasto con la tesi del fallimento senza risoluzione: l'avvenuta omologazione, la chiusura della procedura concordataria e l'accesso del debitore alla fase esecutiva dell'accordo comportano comunque l'applicazione dei principi generali di responsabilità, compresa, se dalla mancata esecuzione dell'accordo si debbano trarre elementi di insolvenza, la dichiarazione di fallimento.

Da qui l'enunciazione del seguente principio di diritto:

"Nella disciplina della legge fallimentare risultante dalle modificazioni apportate dal D. lvo n. 5/2006 e dal D. Lvo 169/2007, il debitore ammesso al concordato preventivo omologato che si dimostri insolvente nel pagamento dei debiti concordatari può essere dichiarato fallito, su istanza dei creditori, del PM o sua propria, anche prima ed indipendentemente dalla risoluzione del concordato ex art. 186 l.fall."

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