Eredità. Accertamento induttivo legittimo se non si riesce a giustificare la provenienza del denaro

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L’Amministrazione finanziaria può presumere che un pensionato proprietario di immobili e auto sia un imprenditore, che non ha presentato la dichiarazione dei redditi, e spiccare nei suoi confronti un’azione di accertamento induttivo, non tenendo conto dell’eredità ricevuta. Di conseguenza è legittima l’azione di accertamento intrapresa a carico del pensionato.

La conclusione si trae dalla sentenza n. 20549 del 6 settembre 2013, con cui la Corte di Cassazione conferma l’orientamento severo sul metodo induttivo nei confronti di un pensionato, che ha presentato ricorso avverso l’atto di accertamento spiccato dal Fisco.

Secondo i giudici a nulla valgono le giustificazioni relative all’eredità ricevuta. Il fatto è del tutto irrilevante: l’acquisto di due auto e due case è comunque produttivo di reddito d’impresa che, di fatto, non è stato dichiarato.

Il pensionato non è stato in grado di giustificare la provenienza del denaro usato per acquistare tali beni e, quindi, è tenuto a versare le maggiori imposte sul presunto reddito d'impresa non dichiarato, al pari di un qualsiasi imprenditore.
Anche in
  • ItaliaOggi, p. 25 – Fisco, accertamento induttivo prevalente - Alberici

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